di ROBERTA POMPILI,

Le recenti grandi lotte e rivolte che hanno attraversato da più parti il globo ed hanno avuto una forte presenza nel nord Africa e Europa hanno nuovamente posto la questione dirimente delle forme della comunicazione e della rete come straordinario elemento di analisi per il pensiero e la pratica politica. Studiosi di diversa ispirazione si sono interessati al “fenomeno” della rivoluzione su twitter, ora dando una definitiva centralità alla rete (in parte anche Castells), ora riducendone il valore e l’importanza. Interrogarsi, sebbene in termini di approccio parziale, provvisorio e posizionato, rispetto a questo tema è evidentemente uno degli obbiettivi dell’incontro di Europassignano.

In questo spazio di riflessione politica, è stato più di una volta sottolineato, come la produzione oggi sia definitivamente trasformata e come i processi di accumulazione nel capitalismo contemporaneo si pongano oramai come processi di “produzione di soggettività”. Il modello produttivo è antropogenetico, il corpo diventa il campo di tensione, il luogo della soggettività in cui i processi di valorizzazione si imprimono. I corpi-macchinici costituiscono il lavoro vivo: nel corpo capitale variabile (lavoro umano) e capitale fisso (ovvero, le macchine la tecnologia) comunicative e relazionali, ma anche tecnologia (Marazzi).

Dentro questa sintetiche enunciazioni, parziali e riassuntive, si pongono aspetti di natura dirimente. La questione della rete, della comunicazione in generale è, dunque, immediatamente una questione che si gioca sul campo della cattura del valore da una parte e dall’altro inevitabilmente come luogo in cui ripensare la soggettivazione politica. Mi interessa a questo punto sollecitare, alcune tra le tante possibili, alcune domande che vadano nella direzione di abbozzare piani di discussione e lavoro (abbozzare, poiché si tratta evidentemente di un “momento” di un lavoro cominciato da tempo ed in continuo work in progress) per il nostro appuntamento di settembre.

1) Quali e quante sono le forme della cattura del valore che riusciamo a descrivere?

Possiamo approfondire la questione del rapporto tra produzione del “pubblico” (Tarde, Lazzarato) e le forme del controllo e dell’assoggettamento? Ovvero l’utilizzo delle tecnologie come cattura della molteplicità delle soggettività attraverso la memoria (la rete come protesi cognitiva) e le sue potenze virtuali. Quanto, le immagini, i suoni, le parole si sovrappongono come onde e flussi inorganici che producono appunto modelli antropogenetici prescrittivi e corpi post-organici, funzionali allo stato e al capitale? Dentro questo piano, ma non solo ovviamente, si dispiegano le domande che riguardano le differenze e la loro produzione in termini di omogeneizzazione identitaria (a partire dal genere e dalla razza).

2) Tra i diversi interventi che si sono succeduti in rete per la discussione collettiva, ho trovato per il nostro tavolo di lavoro molto stimolante il contributo sulla formazione /informazione di Marco Assennato (e ciò mi ha confermato il dubbio sulla necessità o meno di scorporare il tavolo della formazione da quello della rete/comunicazione). Marco ricorda la recensione di Benedetto Vecchi al testo Non è un mondo per vecchi, di Serres. La macchina e la relazione con la macchina, ciò che ci trasforma e ciò che al contrario modifica la macchina la migliora ed il sapere stesso che viene lì cristallizzato e catturato (su questo, anche il lavoro di Matteo Pasquinelli). E’ dunque evidente l’importanza di conoscere quali e quante le forme di valorizzazione nella rete, l’utilizzo ad esempio dei social network più diffusi, come funzionano aggregano dati e domande, e dunque lo studio dei vari protocolli matematici (Algoritmi, grafici sociali). Tiziana Terranova su questo, come su altro, potrebbe sicuramente orientarci verso molte altre cruciali domande. (e sappiamo che orientarci, o avvicinarci alle giuste domande e già essere avanti nel lavoro).

3) Bisogna riprendere l’indagine sulle patologie della rete: tra deficit dell’attenzione ed altro, è evidente che oltre la messa a valore di questo nuovo essere mutante– e un bel mostro non rimpiangiamo di certo il passato- se ne delineano contemporaneamente i confini e gli spazi di controllo. Questi temi discussione che dovrebbero prima o poi incontrarsi con la costruzione di un discorso sulla produzione comune della salute.

4) La domanda, o il gruppo di domande che segue va invece nella direzione di valorizzare le esperienze di autogestione e cooperazione nella rete e nei linguaggi (senza dimenticare le importanti forme di resistenza e di radicale attivismo politico a partire da quella straordinaria- per capacità di intervento sul campo così come per potenza simbolica- di Anonymous).

Se infatti il testo di Marazzi ha posto in stretta relazione l’affermarsi del capitalismo cognitivo con la sua organizzazione linguistica, possiamo noi interrogarci sulla questione della “svolta linguistica della cooperazione e del comune”? O meglio, riprendendo la domanda di Assennato, quanto politica c’è già nelle forme del comune (e non parlo evidentemente dei militanti organizzati)? E come dare spazio e fare emergere queste forme della politica del comune? Come d’altra parte produrre soggettivazione politica, ovvero dentro quelle dimensioni “spurie” costruire quelle indispensabili relazioni/contaminazioni (i nodi nella rete) agite attraverso lo spazio virtuale e contemporaneamente quello fisico. (quello della Metropoli appunto che è fisica, virtuale, immaginativa e quant’altro). Su questo tema, disporre di esempi sul rapporto rete e lotte potrebbe essere molto utile. (tra i tanti, che possono intervenire sul quadro europeo e internazionale, sicuramente Dario Lovaglio, che da tempo si occupa di comunicazione ed è attivo nel M15, può aiutare la discussione).

5) L’immaginazione come spazio della politica

Il comune crea, inventa, sperimenta, fa innovazione e dentro il circuito della rete (virtuale e non) l’immaginazione “può” diventare una potenza comune condivisa. Di che tipo di immaginazione mostruosa abbiamo bisogno oggi per rompere con lo stato e le sue gabbie? Liberiamola!

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