Di JEAN TIBLE [1]
Scene di Rio

Scena 1

Tra le manifestazioni nazionali del giugno 2013, il 20 giugno 2013 un milione di persone ha protestato in centro a Rio. Quattro giorni dopo, a Bonsucesso, nella zona nord di Rio, c’è una manifestazione per ridurre la tariffa degli autobus. Un piccolo gruppo attacca alcuni manifestanti sull’Avenida Brasil ed entra nel Complexo da Maré. Lo Shock, che ha seguito la marcia, continua e attira il Battaglione delle Operazioni Speciali di Polizia (BOPE). Entrando nella favela Nova Holanda alle otto di sera, il comandante viene colpito da un colpo di pistola e muore immediatamente. Inizia un’ora dopo un’operazione di polizia, con l’utilizzo di armi da guerra: caveirões [ndt: il caveirão è un furgone nero con il simbolo del teschio e della spada, utilizzato dal BOPE, ed è legato a numerosi atti di violenza contro civili e nelle favelas. Il nome ufficiale è “Pacificador”], elicotteri e fucili. Una “vendetta” che durerà tutta la notte, e durante la quale, in un clima di terrore, vengono invase le case delle favelas della regione, sono feriti decine di residenti e ci sono nove morti. Le scene del crimine sono state distrutte, le pallottole e i corpi raccolti. Una settimana dopo, il 1° luglio, migliaia di persone si riuniscono per denunciare il massacro e le sue esecuzioni sommarie, tragiche e ricorrenti[2].

Scena 2

28 novembre 2015, sabato sera. Un gruppo di sei amici d’infanzia (da 16 a 25 anni) esce e va ad uno spettacolo al Madureira Park, nella zona nord di Rio, e continua la serata in auto e in moto alla ricerca di un posto dove mangiare qualcosa. Stavano festeggiando il primo stipendio (come commesso in un supermercato) che uno di loro aveva appena ricevuto. Sul loro tragitto, nel quartiere di Lagartixa, quattro poliziotti aspettavano dei trafficanti che avrebbero rubato, a Costa Barros, un carico da una compagnia dove un altro poliziotto arrotondava lavorando come agente di sicurezza privato. Hanno scaricato fucili e pistole sull’auto di passaggio. Non hanno chiesto nulla. E nonostante i gesti dei giovani, hanno sparato. Wilton, Wesley, Cleiton, Carlos Eduardo e Roberto sono morti in un’ora. Il ragazzo che era in moto è riuscito a fuggire accelerando e ricevendo solamente un colpo sul paraurti. Sono stati sparati 111 colpi (81 con il fucile e 30 con la pistola). 63 hanno colpito la macchina. 40 hanno raggiunto i ragazzi. Secondo le testimonianze, gli agenti di polizia avrebbero sorriso dopo la sparatoria[3].

Scena 3

7 aprile 2019. La domenica, una coppia, il figlio, la nuora e il padre/suocero stanno andando a una festa per la nascita del piccolo e attraversano una zona militare nel quartiere di Guadalupe, a nord di Rio de Janeiro. Il musicista Evaldo Rosa dos Santos viene colpito 9 da nove colpi. L’auto in cui si trovavano ha subito 62 colpi, su un totale di 257 colpi di fucile e di pistola sparati da nove soldati. Il raccoglitore di rifiuti Luciano Macedo cerca di aiutare la sua famiglia e riceve tre proiettili (morirà pochi giorni dopo in ospedale). La macchina sarebbe stata confusa con un’altra, usata da dei criminali. La vedova di Evaldo, l’infermiera Luciana Oliveira, ha riferito che i carnefici hanno riso e l’hanno derisa quando li ha chiamati assassini[4].

Le tre scene si sono svolte a Rio de Janeiro, ex capitale e città con una risonanza nazionale, che di solito anticipa le tendenze. In tutti questi episodi, le autorità hanno espresso timide reazioni agli scandali e ha prevalso l’impunità dei responsabili. Questi eventi, che non sono eccezionali se inseriti in un’opera di finzione (un romanzo, un gioco, un film), molti, dentro e fuori dal Brasile, potrebbero percepirli come episodi esagerati, frutto di una prospettiva troppo “posizionata”. Cosa provare e pensare di un paese il cui Stato uccide i propri cittadini in queste situazioni? In quale patto minimo del cosiddetto contratto sociale (diritto alla vita) non viene rispettato in questo modo? Qui cerchiamo di capire il nuovo governo brasiliano in questo contesto.

Siamo in guerra[5]?

Scena 4

Come primo viaggio fuori dal Brasile come presidente, Jair Bolsonaro visita gli Stati Uniti d’America, interrompendo la tradizione del primo viaggio presidenziale in Argentina. Il 17 marzo 2019, il Ministro degli Esteri brasiliano organizza una cena presso la residenza ufficiale dell’ambasciatore del Brasile a Washington. Sono presenti gli ideologi Olavo de Carvalho, scrittore influente del Bolsonarismo (chiamato in questa occasione “leader della rivoluzione” da Paulo Guedes, Ministro dell’Economia) e Steve Bannon. Al tavolo sono presenti sette ministri brasiliani, Eduardo Bolsonaro (presidente della Commissione Relazioni Estere della Camera dei Rappresentanti) e giornalisti dell’estrema destra americana. Jair Bolsonaro nel suo breve discorso dichiara: “Ho sempre sognato di liberare il Brasile dalla nefasta ideologia della sinistra. (…) Il Brasile ora è uno spazio libero dove vogliamo costruire cose per il nostro popolo. Dobbiamo decostruire molte cose, disfare molte cose, per poi iniziare a fare (…). Il nostro Brasile si muoveva verso il socialismo, verso il comunismo, e Dio ha voluto che accadessero due miracoli: uno è la mia vita e l’altro è la mia elezione”[6].

Smontare, distruggere, demolire, decostruire. Viene utilizzato tutto un intero vocabolario per rendere conto del suo scopo e delle azioni del governo, chiaramente inserito in questa dichiarazione chiave in occasione di un evento politico con il vertice del vostro governo in territorio statunitense.

Il governo Bolsonaro riesce ad essere allo stesso tempo una continuazione e una radicalizzazione del governo Temer, eletto come vice di Dilma Rousseff e successivamente usurpatore. Da un lato, continua con l’agenda ultraliberale attuata dal governo golpista (approvazione di un tetto di spesa e riforma del lavoro, tentativo di limitare i diritti di sicurezza sociale) e combatte contro le conquiste sociali, politiche e culturali della redemocratizzazione (compresa la Costituzione del 1988). Dall’altro, si pone come un’istituzione anti-establishment, stabilendo un rapporto teso con il Tribunale Federale (STF) e il Congresso, che sarebbe il simbolo della vecchia politica contro la quale si oppone quella nuova, che il capitano-presidente rappresenterebbe.

Sintomaticamente, dopo la tragica svolta di Dilma nel suo secondo mandato, quando ha preso provvedimenti contro ciò che aveva predicato nella campagna elettorale per la sua rielezione, il paese è stato colpito da una serie di tragedie. Uno dei più grandi disastri ambientali del mondo, il crollo della diga di Vale (privatizzata negli anni ’90) a Mariana, Minas Gerais nel novembre 2015; l’incendio del più grande museo della scienza e del più antico istituto di ricerca del paese, il Museo Nazionale di Rio nel dicembre 2018; il cedimento di un’altra diga di Vale a Brumadinho nel gennaio di quest’anno anche nel Minas Gerais, che ha ucciso centinaia di lavoratori. Immagini di un paese che sta cadendo a pezzi. Di una guerra?

Di che tipo? Dopo tutto, come definire uno Stato i cui agenti sparano ai civili da un elicottero o da veicoli corazzati come se fosse una pratica “normale” e persino “corretta”[7]? Un’ipotesi per capire il momento del paese è pensarlo come parte di una guerra coloniale le cui scene qui sopra ci collocano nel quadro: polizia e forze armate occupano territori e opprimono le loro popolazioni, che ci avvicinano a situazioni che vivono l’Iraq, la Siria, la Libia o la Palestina nelle loro guerre di occupazione[8]. Non è una novità, poiché il Brasile si basa su questo, sul genocidio dei popoli amerindiani e sulla schiavitù dei popoli africani, e non ha mai regolato i conti per questi crimini. Nell’attuale governo, questa chiave di lettura si sviluppa sotto tre aspetti.

In primo luogo, il governo promuove un “agenda di morte”. Ciò si manifesta nei modi più diversi. Nel taglio delle politiche di solidarietà (la proposta di welfare mira ad approvare un modello di capitalizzazione in cui i poveri sono estremamente danneggiati, riduce da mille a 400 reais il valore minimo di pensione e abbassa le pensioni dei lavoratori rurali, tra gli altri punti). Nella liberalizzazione totale dei pesticidi noti per essere nocivi per la salute – 197 in cinque mesi[9]! Nello smantellamento delle politiche ambientali (il Ministero non si è spento solo per la pressione dell’agroalimentare, che temeva per la sua immagine all’estero) e nello scoppio della deforestazione. Affidando la responsabilità della delimitazione delle terre indigene ai contadini (che non hanno alcun interesse a promuoverle – e cercano di limitarle ulteriormente). Nello smantellamento delle politiche storiche e pluripremiate contro le malattie sessualmente trasmissibili e l’AIDS. Nel tentativo di espandere il possesso e la detenzione di armi. Nella celebrazione dei massacri delle forze di polizia da parte del presidente e di alleati come i governatori di Rio (che possono essere ancora più violenti[10]) e di São Paulo (che è stato eletto alleandosi a lui e che ora cerca di prendere le distanze). Nella flessibilizzazione delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Nella nuova legge sulla droga. Nelle intenzioni punitiviste in un paese che ha già intrapreso l’incarcerazione di massa, compresa la proposta di legge “anti-crimine” del Ministro della Giustizia, un ex giudice che ha condannato Lula in un processo kafkiano[11], dove si afferma che la polizia o i militari possono essere assolti se uccidono qualcuno se “l’eccesso è causato da paura inutile, sorpresa o emozione violenta”[12]. Nel discorso dell’odio in generale – contro insegnanti, attivisti, attivisti, giornalisti, ambientalisti, femministe, persone e collettivi al di fuori delle norme…

Un secondo aspetto è il legame tra Bolsonaro e i suoi alleati parlamentari e le milizie, che sono diventate un’importante potere politica a Rio de Janeiro. Quello che sappiamo è già molto grave e potrebbero emergere nuove rivelazioni, dato che le indagini sono in corso. Le milizie sono cresciute dagli anni ’90 nella zona ovest di Rio, composta da poliziotti e pompieri attivi e di riserva. Controllando territorialmente le aree periferiche della città e i suoi servizi di gas, televisione via cavo e trasporti alternativi, hanno creato una tecnologia di potere: oltre alla tradizionale occupazione delle terre, avendo un registro dei residenti (ottenuto in quanto hanno il controllo dei servizi) detengono un ruolo politico crescente, eleggendo deputati statali e consiglieri, tra i quali alcuni dei loro leader. Due milioni di persone vivrebbero nel Grande Rio in zone dominate dalle milizie, che hanno ampliato le loro aree di attività, controllando le applicazioni di trasporto, applicando e ottenendo tasse a vasti settori: pescatori, tassisti, consulenze mediche, parrucchieri, centri estetici e tutta una serie di piccole imprese, oltre alla costruzione e all’affitto di abitazioni.

Inoltre, vendono servizi, e sarebbero assassini a noleggio. Da qui il legame con l’assassinio della consigliera Marielle Franco. Quasi un anno dopo l’attentato, sono stati arrestati due ex-PM (Polizia Militare), considerati membri dell'”Ufficio del crimine”. Uno di loro era un vicino di casa di Bolsonaro e di suo figlio Carlos nel condominio dove vivono. E c’è di più: Adriano Magalhães da Nóbrega, ex capitano della Polizia Militare ed ex membro del BOPE (è stato espulso dalla corporazione), è latitante dall’inizio di quest’anno, sospettato di essere il leader di milizie e di far parte anche lui dell'”Ufficio del Crimine”. Sua madre e sua moglie lavoravano nell’ufficio di Flávio Bolsonaro quando era deputato dello Stato – in quello stesso mandato che ha dato a Nóbrega la Medaglia Tiradentes, la più alta onorificenza dell’Assemblea Legislativa di Rio. La stessa onorificenza, postuma, che ha negato a Marielle (onorificenza approvata, nonostante il suo voto). Bolsonaro, il padre, fu l’unico candidato alla presidenza a non commentare l’omicidio. In diverse occasioni, Jair e Flavio hanno difeso le milizie nei parlamenti (si sono contenuti ora negli ultimi tempi). Un altro scandalo è scoppiato all’inizio dell’anno: l’agenzia federale di controllo delle transazioni finanziarie ha rilevato movimenti atipici (dell’ordine di 7 milioni di reais) di un consulente di Flavio, Fabrício Queiroz, vicino a tutta la famiglia. Parte di questo denaro è stato depositato da altri consulenti di Jair e Flavio sul conto di Queiroz. Dopo che queste informazioni sono state rese pubbliche, Queiroz è tutt’oggi nascosto, probabilmente nella regione dove le milizie sono forti, cioè nella zona Ovest di Rio[13].

Un terzo aspetto risiede nel carattere coloniale di questo nuovo governo, e si da in maniera esplicita nella politica estera. I testi e i discorsi del ministro Ernesto Araújo, emanano una presunta epopea portoghese e predicano una difesa appassionata di un Occidente cristiano (di cui Trump è un salvatore), invocando spada, croce e guerre, eroi e martiri. In questo contesto, celebra la colonizzazione e i colonizzatori – cita Don Sebastiano e le sue battaglie contro i Mori, da la parola a José de Alencar, scrittore e politico liberale schiavista e celebra uno storico che “vede nella navigazione portoghese un grande rito iniziatico, e quindi il Brasile, il frutto supremo di questo ‘mistero’, che ha un’origine profonda e sacra, legata agli arcani più profondi dell’anima occidentale come si manifesta nella nazione portoghese”. Un problema attuale sarebbe la nostra sconnessione con questa “antica anima”[14]. Il discorso inaugurale di Araújo inizia rendendo omaggio alle autorità – il quarto ad essere salutato è stato “Sua Altezza Imperiale e Reale Dom Bertrand de Orleans e Bragança” (non a caso, i monarchici occupano posizioni di governo e sono prestigiosi[15]). Poi cita Ave Maria in Tupi (in un’altra celebrazione colonizzatrice) per poi riprenderla quando conclude il suo discorso dicendo “Anuê Jaci”[16], riferendosi però forse al saluto intergalista (fascista) “anauê”.

Questa “nuova politica estera” mostra uno spirito crociato. Il consigliere internazionale della presidenza, Filipe Martins, ha celebrato la vittoria elettorale dello scorso ottobre con il tweet “La nuova crociata è iniziata. Deus vult“, riferendosi alla prima crociata e al suo movimento di conquista di Gerusalemme nell’ultimo decennio dell’XI secolo. Il giorno dell’inaugurazione lo concluse con: “La nuova era è arrivata. È tutto nostro! Deus vult!”[17]. Che cosa vuole Dio? Cosa desidera Dio? Se sono crociati, contro chi è questa guerra? Chi sono i Mori (che controllavano l’agognata terra santa) e gli Ebrei (massacrati sulla strada) di oggi, gli infedeli? Ciò si collega all’insistenza nel negare l’esistenza del razzismo nel paese (non ci sono né bianchi né neri, sono tutti brasiliani) o di altre oppressioni – vedono vittimismi ovunque e non processi storici estremamente violenti e asimmetrici. È su questo che si fonda il carattere reazionario di questo governo – sono negazionisti[18]: del riscaldamento globale (dopo tutto, è un complotto comunista-globalista – l’azione umano-capitalista non ha nulla a che fare con il fenomeno[19]), ma anche delle ferite sociali e coloniali del Brasile.

Come diceva Oswald de Andrade, a differenza degli Stati Uniti, qui è stato il Sud schiavista a vincere la guerra civile (non dichiarata)[20]. Dopo la sconfitta nella guerra civile statunitense, migliaia di persone si sono rifugiate in Brasile, dove questa particolare istituzione era più rispettata. I loro discendenti organizzano ogni anno una festa confederale in una città dell’interno di San Paolo, ma non sono né razzisti né difensori della schiavitù – sono lo Stato minimo[21]. Una società che riafferma il suo passato di schiavitù e cerca così di “dimenticarlo”. Se il Brasile conosce un continuum di massacri contro i poveri, i neri, gli indigeni e altri, ora questi personaggi di una guerra ininterrotta contro i corpi dissidenti sono arrivati (o meglio sono tornati) al governo federale – come Luiz Antônio Nabhan Garcia, attuale segretario per gli affari fondiari del Ministero dell’Agricoltura (responsabile della riforma agraria), il fondatore (e presidente per molti anni) dell’Unione Rurale Democratica (UDR), nata per contrastare il Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra (MST)[22]. Non è un caso che alcuni produttori rurali riprendano esplicitamente discorsi estremamente bellicosi[23].

Ci sarebbe un progetto in tutto questo? Voglio dire, qualcosa di costruttivo oltre a questa terra devastata? Forse, se pensiamo a un piano ultraliberale, in linea con la teoria dello shock di Naomi Klein, nella quale le riforme liberalizzanti e privatizzanti sono possibili solo dopo la produzione di uno shock che le permette, come una tragedia provocata direttamente (l’invasione dell’Iraq) o “indirettamente” (l’uragano Katrina a New Orleans)[24]. Questo sarebbe il piano di Guede: dopo la riforma del sistema di welfare, ci sarebbero privatizzazioni di massa. Ma è possibile pensare ad un progetto le cui basi sono i forti tagli all’istruzione negli ultimi quattro anni[25], alle politiche culturali e con un centinaio di consigli partecipativi (importanti per aree come quelle della popolazione di strada, le popolazioni indigene e LGBTQIA+), in aggiunta a quanto abbiamo detto prima? Avremmo così una nuova “accumulazione primitiva”, con un inasprimento o la fine delle politiche sociali e distributive in generale e nuovi fronti di accumulazione con l’estrazione mineraria ovunque, alimentati dalla continua repressione? Un’estrazione grezza. Non essendoci un riscaldamento globale (invenzione rossa a tinte verdi), si tratta di aprire alle terre (soprattutto indigene e sotto tutela ambientale) alle “attività produttive” della soia, dei grandi progetti (dighe, strade, ferrovie) e all’allevamento del bestiame[26].

Questo senso di mancanza di un progetto per il paese nell’attuale governo (anche se neo/ultra-liberale/conservatore) si articola con la postura di un settore molto importante del processo politico brasiliano contemporaneo (e che, sorprendentemente, è riuscito a posizionarsi molto bene per i suoi scopi dopo il giugno 2013). I militari sembrano dare la priorità alle richieste aziendali e individuali. Sarebbero redditizie? Non si è ancora sentita nessuna voce che contesti pubblicamente la vendita della società strategica (fondata dai militari), come Embraer alla statunitense Boeing o l’accordo di concessione della base Alcântara agli Stati Uniti. I militari (soprattutto di riserva), con più di cento posizioni importanti nel governo, sono il gruppo più coeso di questa amministrazione. Sembrano, tuttavia, più interessati agli stipendi e alle pensioni che alle richieste, ad esempio, di attrezzature militari o di “piani strategici” per il paese. Per ora, sarebbero l’unico settore della funzione pubblica a non perdere i diritti nella riforma delle pensioni – il piano inviato dal governo al Congresso aumenta il tempo minimo e i contributi, ma li compensa con aumenti salariali e la riforma delle carriere.

Prospettive

Un governo che ha cominciato male (ha cinque mesi di vita) e sta attraversando delle turbolenze. La parola impeachment riprende a circolare, anche nella bocca del presidente. Non si sa cosa succederà. C’è chi parla di un possibile passaggio al parlamentarismo. Il suo sostegno alle classi dominanti e agli uomini d’affari (che l’hanno sostenuto più volte con entusiasmo durante la campagna) inizia a diminuire, ma rimane, perché stanno aspettando l’approvazione della riforma del sistema di sicurezza sociale, che può essere seguita da altre (come quella del sistema fiscale) in un orientamento pro-mercato. Il piano superiore mantiene la sua scommessa, ma la popolarità di Bolsonaro si è rapidamente deteriorata – sta tornando a livelli più bassi, attestandosi nei settori più “duri” di una estrema destra che lo ha sostenuto fin dall’inizio[27]. Il governo ha avuto seri problemi (come gli scandali di corruzione), incapacità di articolazione politica, lotte interne, difficoltà nella diplomazia e assenza di presentazione di proposte concrete di politiche pubbliche che soddisfino i bisogni della popolazione, ma tutto è ancora all’inizio.

La prospettiva dell’instabilità politica può essere più precisa per capire la politica brasiliana rispetto a quella della costanza. Da un secolo ormai, in un breve passaggio: Getúlio Vargas assume la presidenza, l’assassinio del suo candidato alla vicepresidenza per un crimine passionale, è la miccia di quella che divenne nota come la Rivoluzione del 1930. 1932: São Paulo si ribella e perde la guerra. 1935: La cosiddetta “Intentona comunista”. 1937: Instaurazione del nuovo Stato (autoritario). 1945: Vargas viene deposto da un colpo di stato militare – torna nel 1950, eletto dal voto popolare. Quattro anni dopo si uccide. Juscelino quasi non prende la presidenza nel 1956 a causa delle pressioni delle Forze Armate. 1960: Janio si dimette (sperando di essere richiamato attraverso le elezioni) sette mesi dopo l’inizio del suo governo. Il regime si trasforma in un regime parlamentare, per paura che il vicepresidente João Goulart prendesse il potere attraverso una forte mobilitazione. Si riesce a tornare al presidenzialismo nel 1963, dopo un plebiscito, ma l’anno successivo finisce con un colpo di stato civile-militare. Più di vent’anni di dittatura militare, con tensioni interne e tentativi di rottura. Il Congresso elegge il primo presidente civile a metà degli anni ’80, ma muore prima di prendere l’incarico, assunto dal vicepresidente, un vecchio quadro del regime militare. Il primo presidente eletto in decenni (Collor) subisce un’impeachment due anni e mezzo dopo, all’inizio degli anni Novanta. Fernando Henrique Cardoso ha una relativa stabilità nonostante la bassa popolarità nel tardo periodo. Il primo presidente venuto dal basso, Lula, rischia di perdere la carica già durante il terzo anno di presidenza; sopravvive e lascia il governo acclamato cinque anni dopo, ma oggi è imprigionato. La sua erede viene rimossa dall’incarico all’inizio del suo secondo mandato. Temer riesce, appena, a completare il suo mandato. Bolsonaro viene eletto e già vive i primi squilibri, accentuati nei giorni scorsi dalla divulgazione di alcuni messaggi repubblicani scambiati con il Ministro della Giustizia quando era ancora giudice.

Stiamo vivendo una crisi sociale intensa, con una disoccupazione a un livello altissimo: quasi 13 milioni (e in più 7 milioni che hanno smesso di cercare lavoro e 8 milioni di altri che lavorano meno di quanto vorrebbero, per un numero che raggiunge un quarto dei brasiliani in “età lavorativa” – che indica quella che alcuni chiamano “popolazione sottoutilizzata”[28]). Persone che vivono in strada, la fame che ritorna, le disuguaglianze che crescono. Tutto questo è estremamente preoccupante, ed è rafforzato dai segnali autoritari provenienti dal governo e dal presidente: c’è pressione sulle istituzioni, che in parte era all’ordine del giorno delle manifestazioni di domenica 26 maggio a sostegno del governo. Senza risposte concrete a queste domande si è portati al limite del collasso sociale, il governo può diventare ancora più fragile: in questo caso, sarà in grado di mantenere un minimo di governabilità e popolarità (sarà sufficiente indicare e responsabilizzare alcuni nemici quando si è al governo per un po’ di tempo?)? Metterà in atto un irrigidimento nel tentativo di mobilitare la sua base più fedele come il suo sostegno nelle corporazioni armate? Non si può sapere.

E l’opposizione, in particolare quella di sinistra? È iniziata di fatto il 15 maggio con una forte protesta in più di duecento città e che ha riunito più di un milione di persone – la più grande manifestazione in difesa dell’istruzione nella storia del paese, e che si è ripetuta il 30 maggio. Lo sciopero generale indetto per il 14 di giugno segnalerà la capacità di mobilitizzazioni delle opposizioni in difesa della sicurezza sociale. Tuttavia, il governo Bolsonaro e la sua critica ostile alle istituzioni mette la sinistra in un luogo “scomodo”: può, da una parte, portare ad una difesa praticamente acritica e conservatrice delle istituzioni (che sono razziste, sessiste, anti-povertà e antidemocratiche[29]). Questo si è già verificato in una certa misura durante la campagna dello scorso anno: Bolsonaro le ha criticate durante la campagna elettorale, mentre Fernando Haddad (candidato del Partito dei Lavoratori) le ha difese. Il che è, in parte, abbastanza giustificato se si pensa che varie conquiste storiche garantite da leggi e istituzioni sono in serio pericolo fronte a discorsi e pratiche autoritarie. D’altra parte, esplicita un problema di formulazione delle sinistre: come raggiungere il popolo e proporre nuove istituzioni radicalmente democratiche, che comprendono cambiamenti nelle istituzioni chiave (come la magistratura, le Forze Armate, i media…), nella qualità della rappresentanza politica, l’invenzione di nuove forme di partecipazione e deliberazione dirette e il rafforzamento di potenti invenzioni democratiche storicamente soffocate dai poteri[30]? Tenendo conto inoltre che le classi dominanti non hanno sopportato i leggeri e importanti cambiamenti del progetto di Lula e, inoltre, il contesto attuale di un’incarcerazione di massa, l’altissimo livello di morti violente (60mila all’anno) e la crisi economica, che si alimentano a vicenda.

Il Brasile si pone in contesto mondiale che vede un’intensificazione tra forme di autoritarismo e desideri democratici e libertari. La politica estera del governo Bolsonaro sta connettendo il paese alla nuova internazionale di estrema destra – oltre al legame con Trump, lo si può vedere nel viaggio di maggio compiuto dal cancelliere Araújo in Italia da Salvini, “grande leader della rigenerazione europea”, in Ungheria da Orban e in Polonia alla ricerca di radici cristiane, simboli di resistenza e di fede. Durante quest’ultimo viaggio, ha scattato una foto con un re della Polonia celebrato dall’estrema destra (come il terrorista che ha ucciso giovani socialdemocratici in Norvegia nel 2011 o i neozelandesi di marzo)[31]. La svolta repressiva delle potenze in generale in tutto il mondo (in particolare in questi anni – guardate l’ignobile repressione del governo Macron nei confronti dei Gilets jaunes[32]) potrebbe preoccuparci ancora di più in paesi con fragili tradizioni democratiche.

Nella letteratura mainstream di scienze politiche sulla crisi della democrazia, il problema viene spesso descritto come un’incapacità di scelta delle persone o come un’incapacità di certe élites che non saprebbero contenersi. Forse è il caso di spostare il discorso, considerando questo decennio di rivolte democratiche (da Sidi Bouzid, in Tunisia, alla fine del 2010) e sottolineando le forze vive che guidano nuove/altre forme di democrazia. Citando Oscar Wilde[33], la disobbedienza come base della democrazia, la ribellione che apre strade di costruzione collettiva fronte a queste guerre in corso. Questo è ciò che possiamo vedere e sentire nell’occupazione di settimane (di gioia e lotta, celebrazione e guerra[34]) davanti al quartier generale delle forze armate a Khartoum, in Sudan, che ha rovesciato un tiranno al potere per decenni e sta combattendo, con una forte partecipazione femminile, per un governo civile[35]. È nei giovani algerini che ogni venerdì, dal 22 febbraio, a partire da un piccolo paese di montagna, lottano contro il “sistema” che li governa da generazioni, e che hanno impedito a un altro tiranno di candidarsi e cercano elezioni più eque e libertà. Da Haiti, che ha visto la mobilitazione per questo intero semestre per il licenziamento del suo presidente ai giovani di Extinction Rebellion che interrogano l’Europa. E nelle lotte per la vita dei corpi collettivi in Brasile, che sopravvivono alla guerra coloniale in corso, resistono e creano, in territori liberi e liberati, permanenti e fugaci.

(Traduzione di Clara Mogno)


[1] Testo scritto per Revista Rosa (Chile) – ringrazio Andrés Estefane per lo stimolo.

[2] https://www.forumjustica.com.br/ato-ecumenico-em-memoria-dos-mortos-da-mare-estado-que-mata-nunca-mais/; https://piaui.folha.uol.com.br/materia/os-invisiveis/; http://revistaepoca.globo.com//Sociedade/eliane-brum/noticia/2013/07/tambem-somos-o-chumbo-das-balas.html

[3] http://apublica.org/2016/11/as-vitimas-silenciosas-de-costa-barros/; https://noticias.r7.com/rio-de-janeiro/pms-sorriram-apos-fuzilar-cinco-jovens-em-costa-barros-diz-testemunha-04122015; http://www.justificando.com/2018/11/09/3-anos-da-chacina-de-costa-barros-5-jovens-mortos-111-tiros/; http://g1.globo.com/rio-de-janeiro/noticia/2015/12/mais-de-100-tiros-foram-disparados-por-pms-envolvidos-em-mortes-no-rio.html

[4] https://mulherias.blogosfera.uol.com.br/2019/05/08/um-mes-depois-do-assassinato-por-80-tiros-mulher-de-musico-fala-sobre-amor?cmpid=copiaecola; https://www1.folha.uol.com.br/cotidiano/2019/05/musico-fuzilado-no-rio-foi-atingido-pelas-costas-por-9-disparos-feitos-por-militares.shtml

[5] Peter Pál Pelbart. Ensaios do assombro. São Paulo, n-1 edições, 2019.

[6] “Jantar de Bolsonaro em Washington teve Olavo de Carvalho e Steve Bannon”. Poder 360, 18 de março de 2019 (https://www.poder360.com.br/governo/jantar-de-bolsonaro-em-washington-teve-olavo-de-carvalho-e-steve-bannon/).

[7] https://apublica.org/2019/04/caveirao-voador-e-usado-como-plataforma-de-tiro-dizem-moradores/

[8] Sono debitore per la comprensione di questo punto all’antropologo Piero Leirner (UFSCAR), che ringrazio.

[9] https://www.brasildefato.com.br/2019/05/21/governo-bolsonaro-libera-uso-de-mais-31-agrotoxicos-ja-sao-169-apenas-neste-ano/

[10] https://extra.globo.com/casos-de-policia/mortes-pela-policia-no-primeiro-trimestre-de-2019-batem-recorde-historico-no-rio-23626541.html

[11] Oltre alle già palesi irregolarità dei processi, vi sono ora rivelazioni dei legami anticostituzionali (e illegali) tra il giudice Moro e gli avvocati rivelati il 9 giugno scorso da The Intercept Brasil. Queste prime conversazioni fanno parte di un ampio materiale che ha raccolto il sito di giornalismo investigativo (https://theintercept.com/2019/06/09/editorial-chats-telegram-lava-jato-moro/). Nelle prossime settimane, sapremo di più sulle procedure dietro le quinte dell’Operazione Lava Jato e le sue relazioni con altri gruppi della società. I settori del Giudiziario e del Ministero Pubblico (con stipendi e benefici immorali per un paese come il Brasile) si sono posti, con successo, come rappresentanti della popolazione nella loro crociata “anti-corruzione” e sono stati decisivi nelle ultime elezioni, rendendo inoltre impraticabile la candidatura dell’allora candidato che guidava i sondaggi d’opinione (Lula).

[12] https://www1.folha.uol.com.br/opiniao/2019/05/seguranca-publica-e-genocidio-negro-no-brasil.shtml

[13] https://epoca.globo.com/oito-notas-sobre-as-milicias-o-seu-improvavel-fim-23598734

[14] Ernesto Araújo. “Trump e o Ocidente”. Cadernos de Política Exterior. Brasília, Funag, 2015.

[15] https://theintercept.com/2019/05/19/o-casamento-de-monarquistas-e-bolsonaro-nao-e-acidente-ambos-querem-revogar-avancos-do-seculo-20/

[16] Ernesto Araújo. Discurso de Posse no Ministério das Relações Exteriores. Brasília, 2 de janeiro de 2019. http://www.itamaraty.gov.br/pt-BR/discursos-artigos-e-entrevistas-categoria/ministro-das-relacoes-exteriores-discursos/19907-discurso-do-ministro-ernesto-araujo-durante-cerimonia-de-posse-no-ministerio-das-relacoes-exteriores-brasilia-2-de-janeiro-de-2019

[17] https://politica.estadao.com.br/noticias/geral,filipe-g-martins-o-jacobino-que-chegou-ao-planalto,70002677215

[18] Débora Danovski. Negacionismos. São Paulo, n-1 edições, novembro de 2018.

[19] ki. Negacionismos. São Paulo, n-1 edições, novembro de 2018.
https://congressoemfoco.uol.com.br/opiniao/forum/mitos-e-falacias/

[20] Oswald de Andrade. “Aqui foi o Sul que venceu” (1944). Ponta de lança. São Paulo, Globo, 1991.

[21] http://theconversation.com/brazils-long-strange-love-affair-with-the-confederacy-ignites-racial-tension-115548

[22] https://reporterbrasil.org.br/2019/04/ex-pistoleiro-milicia-organizacao-nabhan-garcia-bolsonaro/?mc_cid=240461ca94&mc_eid=5be2bf7945

[23] https://apublica.org/2019/04/desfaca-tudo-essas-reservas-diz-produtora-a-secretario-em-reuniao-de-fazendeiros-do-para-com-governo-federal/?fbclid=IwAR2_5tQv6dF4EKi9jJHDuV_ny4-EdPyrngKLOP4uyguSfQh2DOCKsx-qn-8

[24] Naomi Klein. A doutrina do choque: a ascensão do capitalismo de desastre. Rio de Janeiro, Record, 2008.

[25] https://educacao.uol.com.br/noticias/2019/05/02/em-4-anos-brasil-reduz-investimento-em-educacao-em-56.htm?utm_campaign=resumo-manha&utm_content=hyperlink-texto&utm_medium=email&utm_source=newsletter

[26] https://brasil.elpais.com/brasil/2019/04/24/politica/1556125632_087654.html

[27] Sulle ultime elezioni ho scritto questo testo alla fine dell’anno scorso: http://politicalatinoamericana.org/revista/index.php/RPL/article/view/121 [ndt: Tradotto su EuroNomade qui: https://www.euronomade.info/?p=11499; https://www.euronomade.info/?p=11523]

[28] https://brasil.elpais.com/brasil/2019/05/31/economia/1559312475_679888.html

[29] Un esempio recente: nel 2016, l’allora segretario alla pubblica sicurezza di San Paolo, Alexandre de Moraes, propone una novità rispetto alla possibilità che le forze di polizia reintegrino il possesso delle occupazioni studentesche senza un’ordinanza giudiziaria. Questo e altri buoni servizi saranno doppiamente ricompensati: in quei giorni diventa Ministro della Giustizia Temer che lo nomina poi alla STF dopo l’incidente e la morte (finora non spiegata) del Ministro Teori Zavascki. Quando l’azione che mette in discussione la costituzionalità di questa misura raggiunge l’STF, chi è il relatore? Moraes stesso, che la rigetta prima che la Procura Generale possa esprimere la sua posizione. https://www1.folha.uol.com.br/poder/2019/04/alexandre-de-moraes-relata-e-trava-caso-sobre-ele-mesmo-no-supremo.shtml

[30] Abbiamo provato collettivamente a dare un contributo in questi senso nell’ambito del gruppo di lavoro politico e del programma del governo di Boulos-Guajajara: https://vamoscomboulosesonia.com.br/gt-politica-2/

[31] https://twitter.com/ernestofaraujo/status/1127527963409432578 e https://twitter.com/ernestofaraujo/status/1127292127522762754

[32] https://www.mediapart.fr/studio/panoramique/allo-place-beauvau-cest-pour-un-bilan

[33] Oscar Wilde. A alma do homem sob o socialismo (1891). Porto Alegre, L&PM, 2003.

[34] Beatriz Perrone-Moisés. Festa e guerra. Livre-docência no Departamento de Antropologia, 2015.

[35] http://www.buala.org/pt/a-ler/a-revolucao-sudanesa-a-terceira-e-de-vez?utm_source=feedburner&utm_medium=email&utm_campaign=Feed%3A+buala-en+%28BUALA%29. Dopo aver scritto la versione iniziale di questo testo, il 3 giugno il Consiglio militare ha deciso di smantellare l’occupazione. Più di un centinaio di persone sono state uccise, decine di corpi gettati nel Nilo, internet è stato bloccato, centinaia gli arresti. Sono stati arrestati tre oppositori che hanno incontrato il Primo Ministro dell’Etiopia, inviato dall’Unione africana. Questa svolta repressiva avviene dopo una visita al vicino Egitto e all’Arabia Saudita. Lo sciopero generale è iniziato domenica 9 giugno.

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