L’appello lanciato dal Bios Lab insieme alla lista dei firmatari sono disponibili qui. Qui il link per aderire all’appello lanciato dal Bios Lab dopo lo sgombero di martedì 18: https://forms.gle/KMGqhji6BfQzCX3s8 .


Di CLARA MOGNO

La mattina del 18 agosto Padova si è svegliata con la notizia dello sgombero del Bios Lab, uno spazio occupato nel 2014 di proprietà dell’Inps. Una notizia improvvisa, ma quella degli sgomberi è purtroppo una pratica estiva consolidata.

In questi anni lo spazio ha dato ospitalità a numerosi progetti: un dopo scuola per bambini, uno sportello contro la precarietà, percorsi di autoformazione, laboratori di danza e teatro, uno sportello per i lavoratori precari. E, più recentemente, una biblioteca, uno sportello di supporto legale per i migranti, senza dimenticare le attività di carattere culturale e di produzione di pensiero critico. Il Bios Lab ha poi negli ultimi anni dato la disponibilità dei suoi tre civici, tra le tante realtà, anche per gli incontri dell’associazione Antigone, al nodo territoriale padovano di Mediterranea Saving Humans e all’Archivio Luciano Ferrari Bravo.

Un risveglio che ha lasciato sorpresi le attiviste e gli attivisti del Bios Lab come anche Coalizione Civica, una lista che insieme al Pd amministra la città dopo la caduta della giunta Bitonci, e gli abitanti del quartiere Palestro, che hanno trovato dalle prime ore del mattino via Brigata Padova presidiata da poliziotti in tenuta antisommossa, Digos e operai addetti ai lavori.

Ai locali non sono stati solamente apposti i sigilli ma sono state scardinate le serrande ed è stato eretto un muro, rendendoli così inutilizzabili nel medio periodo anche dalla stessa proprietà, in linea con quella che sembra essere una politica di speculazione edilizia. Una gestione, questa, che solleva molti dubbi nella cittadinanza e nei progetti che hanno reso vivo, insieme ad altri, un quartiere che rischia di essere abbandonato dalla stessa Inps, con immobili lasciati vuoti e chiusi da oltre trent’anni.

Una cosa però è certa, e cioè che la società civile di Padova e molte realtà ed esponenti politici hanno risposto prontamente denunciando quello che è successo e manifestando solidarietà al Bios Lab, intervenendo sia durante lo sgombero sia sui social, sempre sottolineando quanto le attività politiche e culturali che si producevano in via Brigata Padova fossero una ricchezza per tutta la città.

Sarà da capire, con un appuntamento lanciato dalle attiviste e dagli attivisti a settembre, come dare fiato a questi progetti di mutualismo, a questo fare “comune” e praticare la solidarietà e la cultura, aprendo in questo modo le possibilità per un altro esperimento con le realtà coinvolte e con altre associazioni, in direzione di una diversa gestione urbana e dei beni comuni.

Questo articolo è stato pubblicato su il manifesto il 20 agosto 2020.

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