Lo spazio europeo: sguardi da Sud per inventare il comune – dialogo con Toni Negri

 16 maggio 2014, Aula Matteo Ripa, Università degli Studi di Napoli “l’Orientale”    

Quando parliamo della costruzione dell’Europa neoliberista non possiamo esimerci dal notare che il modello al quale guardare nello sviluppo di questo processo è quello di matrice tedesca: tutto ciò comporta il fatto che, quando si parla della dimensione assunta dal biopotere capitalista in Europa, non si possa fare a meno di parlare della governance economica, che spesso si traduce nel dispositivo ordoliberale dell’economia sociale di mercato. Esso, però, sotto la spinta dei mercati, perde ogni dimensione sociale e minimamente riformista per porre in risalto invece quella autoritaria ed ordinativa. Ciò significa che l’articolazione sul territorio del comando capitalistico avviene in base ad un sistema di regole dettate dalla Trojka, tramite l’esercizio di un rigido controllo dall’alto, attraverso un sistema verticistico che organizza i mercati, se non addirittura le politiche fiscali e salariali dei singoli stati. Vi è un altro dispositivo sul quale l’Europa neoliberista ci sembra poggiare: quello basato sulla diade “sviluppo-sottosviluppo”; seguendo la logica di questo dispositivo, vediamo affiorare un nuovo “orientalismo” che viene ad essere esercitato sulle popolazioni meridionali.

Quando parliamo della costruzione dell’Europa neoliberista non possiamo esimerci dal notare che il modello al quale guardare nello sviluppo di questo processo è quello di matrice tedesca: tutto ciò comporta il fatto che, quando si parla della dimensione assunta dal biopotere capitalista in Europa, non si possa fare a meno di parlare della governance economica, che spesso si traduce nel dispositivo ordoliberale dell’economia sociale di mercato. Esso, però, sotto la spinta dei mercati, perde ogni dimensione sociale e minimamente riformista per porre in risalto invece quella autoritaria ed ordinativa. Ciò significa che l’articolazione sul territorio del comando capitalistico avviene in base ad un sistema di regole dettate dalla Trojka, tramite l’esercizio di un rigido controllo dall’alto, attraverso un sistema verticistico che organizza i mercati, se non addirittura le politiche fiscali e salariali dei singoli stati. Vi è un altro dispositivo sul quale l’Europa neoliberista ci sembra poggiare: quello basato sulla diade “sviluppo-sottosviluppo”; seguendo la logica di questo dispositivo, vediamo affiorare un nuovo “orientalismo” che viene ad essere esercitato sulle popolazioni meridionali.

L’Europa neoliberista ha bisogno del proprio negativo per riconoscersi, quasi di uno specchio; il Sud sarà la versione deprivata e mancante del Nord, e ciò varrà esattamente ed alla stessa maniera per l’Europa meridionale rispetto all’Europa settentrionale. Questo dispositivo ha prodotto il Sud, ma anche il Nord, consentendo a quest’ultimo di svilupparsi come centro del governo economico, politico, culturale e giuridico degli spazi periferici dell’Europa. toni open_webIn questo rapporto binario, lo sviluppo produce il sottosviluppo, e, nello specifico, nel mediterraneo e nel sud Europa l’egemonia di questo ordine del discorso impedisce di pensare ad un tipo di realtà differente, garantendo il dominio e la subordinazione del lavoro vivo a dei veri e proprio dispositivi neo-coloniali. L’Europa neoliberista ha bisogno del proprio negativo per riconoscersi, quasi di uno specchio; il Sud sarà la versione deprivata e mancante del Nord, e ciò varrà esattamente ed alla stessa maniera per l’Europa meridionale rispetto all’Europa settentrionale. Questo dispositivo ha prodotto il Sud, ma anche il Nord, consentendo a quest’ultimo di svilupparsi come centro del governo economico, politico, culturale e giuridico degli spazi periferici dell’Europa. In questo rapporto binario, lo sviluppo produce il sottosviluppo, e, nello specifico, nel mediterraneo e nel sud Europa l’egemonia di questo ordine del discorso impedisce di pensare ad un tipo di realtà differente, garantendo il dominio e la subordinazione del lavoro vivo a dei veri e proprio dispositivi neo-coloniali.

È stato il pensiero post-coloniale a forgiare determinate categorie concettuali e ad occuparsi dello sviluppo di determinati tipi di processi: esso tuttavia sembra portare con se dei nodi irrisolti e dei limiti che ne frenano la funzionalità e l’applicabilità a determinate situazioni. Venendo alla dimensione delle lotte costituenti agite dai movimenti, ci sembra che esse non possano esser definite tali se non si articolano avendo come orizzonte il terreno europeo. La sfida va lanciata a quest’altezza, pena la ricaduta in processi di riterritorializzazione nazional-sovranista assolutamente mortiferi e deleteri. È stato il pensiero post-coloniale a forgiare determinate categorie concettuali e ad occuparsi dello sviluppo di determinati tipi di processi: esso tuttavia sembra portare con se dei nodi irrisolti e dei limiti che ne frenano la funzionalità e l’applicabilità a determinate situazioni. Venendo alla dimensione delle lotte costituenti agite dai movimenti, ci sembra che esse non possano esser definite tali se non si articolano avendo come orizzonte il terreno europeo. La sfida va lanciata a quest’altezza, pena la ricaduta in processi di riterritorializzazione nazional-sovranista assolutamente mortiferi e deleteri.

Va dunque pensato un nuovo welfare europeo, una carta dei movimenti e una costruzione di quelle istituzioni del comune su questo livello continentale che ci permettano di immaginare meccanismi di espropriazione del privato, di appropriazione del pubblico e di riconquista della capacità decisionale adeguati alla potenza e alla comune intelligenza del lavoro vivo contemporaneo. Va dunque pensato un nuovo welfare europeo, una carta dei movimenti e una costruzione di quelle istituzioni del comune su questo livello continentale che ci permettano di immaginare meccanismi di espropriazione del privato, di appropriazione del pubblico e di riconquista della capacità decisionale adeguati alla potenza e alla comune intelligenza del lavoro vivo contemporaneo.

Video dell’incontro 

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Scaletta della giornata

00:00 Introduzione di Alfonso Falco di Zero81

16:54 Domande: La struttura del comando e dello sfruttamento europeo: come oggi funziona lo sfruttamento della ricchezza prodotta dalla cooperazione sociale? In che relazione sono con le istituzioni e gli organismi europei? Quali forme di lotta si danno?

17:40: La costruzione dell’Europa

19:20 la guerra contro i padroni e la guerra contro la guerra all’origine del desiderio di Europa

22:00 l’Europa come organizzazione della soggezione

24:40 resistenza di classe operaia europea e decolonizzazione

28:20 il fallito tentativo di colpo di Stato americano nell’Impero

30:30 trasformazione dei mercati, del lavoro, della governance

32:10 la moneta come strumento autoritario nella governance: la Banca diventa il Sovrano

37:00 spazi reali di lotte e desideri nell’America Latina

38:30 la situazione europea, oggi

42:20 la ripresa capitalista nel mondo attuale

43:35 le resistenze locali del 2011

45:00 movimenti, resistenze, passioni: una lotta per costruire e vivere il comune

48:18 Domande: (1) Immaginare gli esperimenti di welfare dal basso come “sindacalismo sociale” significa ragionare sugli elementi propulsivi, ma anche su quelli di rischio rispetto alla capacità di affrontare la verticalizzazione del capitale finanziario; (2) È necessario passare per l’inferno della storia per capire dove caspita stiamo andando, o possiamo bypassare questo passaggio con l’analisi dello sviluppo capitalistico?

53:30 I movimenti: costruzione delle lotte e del sapere negri_napoli_1

55:50 lotta per il comune e rifiuto del lavoro

58:10 non esiste lavoro immateriale, esiste solo lavoro materiale

59:50 il denaro si costruisce come capacità di riassumere dentro condizioni che i capitalisti ordinano e che solo le lotte sconvolgono

1:01:20 l’organizzazione delle lotte e della vita: cooperazione sociale nella lotta

1:02:30 terreni per costruire il comune: la produzione dell’uomo per l’uomo (cura, educazione), le produzioni immateriali (internet, comunicazione)

1:05:00 il diritto di proprietà è il nemico

1:08:45 Serafini e Ferrari Bravo, Stato e sottosviluppo. Il caso del Mezzogiorno d’Italia.

1:10:30 divenire rendita del profitto

1:12:30 il comunismo è lottare contro la proprietà, non fingere di combattere lo Stato per riprodurne i meccanismi di sfruttamento

1:13:20 cos’è oggi il rapporto politico capitalista?

1:14:30 Domande: Tempo del lavoro, forza-lavoro, tempo di vita

1:17:00 Il precario è un lavoratore anche se non va in fabbrica

1:19:15 la capacità capitalistica di recuperare valore sull’intero terreno sociale

1:20:00 la proprietà privata è un furto

1:20:25 gli aumenti di produttività non avvengono più sulla base della quantità di operai messi al lavoro, ma sulla base dei livelli di automazione

1:22:00 la capacità di usare l’automazione per ridurre il tempo di lavoro e rivendicare reddito per tutti

1:22:55 Domande: (1) Critica del lavoro immateriale e comunità dei lavoratori dello spettacolo e dell’immateriale; (2) Cooperazione sociale e passioni: come fare per impedire che le passioni gioiose non vengano schiacciate dal biopotere che amministra la precarietà? Come creare le istituzioni della felicità? (3) Lo spazio di lotta europeo: è possibile un livello di relazione, cooperazione emessa a valore delle pratiche anche con settori sociali di altri paesi che vivono una modalità di accumulazione differente dalla nostra? (4) La categoria del “materialismo geografico” (Piperno) ci consegna una nuova mappa delle lotte, come questi cicli di lotte organizzano una temporalità che resiste alla tendenza della governance di controllare e ridurre la temporalità comune? (5) Come pensare l’Europa a partire dalla frontiera del Sud? (6) Le istituzioni del comune potrebbero essere le istituzioni della felicità a partire da esperienze presenti a Napoli oggi

1:42:40 Le determinazioni reali che ci fanno pensare di poter costruire dei fronti di lotta europei oggi

1:43:55 Non è all’ordine del giorno una uscita di alcuni paesi dall’euro

1:46:30 La condizione del sindacato a livello europeo è quella della non-conflittualità

1:47:30  necessità e centralità della riunificazione delle lotte sociali e sindacali

1:48:50 l’organizzazione non è una parola con cui ci si riempie la bocca, è una cosa che si fa: il nostro settarismo contro il divenire pentecostale

1:49:10 le diatribe ideologiche interne ai movimenti

1:50:40 possibilità di una ricomposizione delle lotte a livello europeo

1:51:20 impossibilità di trasformazione del sindacato attuale e costruzione di organizzazioni attraverso il mutualismo e la cooperazione di base

1:52:30 la scadenza di luglio a Torino

1:53:30 perché è possibile un progetto di lotta comune tra Sud Europa e movimenti tedeschi

1:55:25 il problema del Sud: Medio Oriente, guerra, rivolte

1:58:00 il problema delle lotte: la retorica della pratica come intelletto regolativo; prassi e tendenza

1:59:45 materialismo geografico, lotta sui bisogni e sulla felicità

2:03:25 la ribellione del Sud è un’opzione che va dimostrata

2:04:10 la questione dell’immateriale

2:05:55 la costruzione dell’Europa dipende in gran parte dalle lotte

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