di SOCIAL MEDIA LAB – NAPOLI*.

 

“Il napoletano […] se sapesse effettivamente dove sta il potere, cioè nu’ punto e riferimento preciso comm era ‘o tiempo ‘e Masaniello, si diceva :

– ” Vabbè stanno in quel palazzo, jamm la cacciamo via il Vicerè”;

oppure ‘e 4 giornate ‘e Napoli steveno ‘e tedeschi dice:

– “So’ quelli con gli elmetti fatti così”;

e invece mò c’è questo potere subdolo e dice:

– No! Je nun saccio niente! Deve arrivare il ministro da Roma…;

Arriva ‘o ministro:

– “No! ma nuje nun sapimme perchè sono i sindacati che…;”

e allora, ecco, questo sta ancora smarcando un pò i napoletani, però appena vedeno chi è sarà dura per il potere poi in questo caso.”

(Massimo Troisi – Intervista)

 

L’anno politico appena trascorso è stato molto significativo per la nostra giovane esperienza che abbiamo voluto chiamare Social Media Lab. Si tratta di un esperimento, ancora in embrione, che ha voluto creare una rete tra docenti e attivisti per approfondire il tema, quanto mai attuale, della comunicazione. Non ci siamo posti questo obiettivo in quanto soggetti appartenenti a un collettivo, ma creando un impianto redazionale di attivisti e attiviste che si sono posti con forza il nodo della traducibilità delle istanze che il movimento napoletano pone in essere nel proprio perimetro cittadino, nello spazio nazionale e in quello europeo.

1920574_678795405551632_8394626107674221244_n-150x150Riprendiamo in pieno il tema delle maschere, messo al centro dalla riflessione dei compagni e delle compagne di Pisa, proprio perché è un concetto che ha affascinato anche noi,attraversando la produzione comunicativa di quest’anno.
Intendiamo maschera nella sua accezione latina di “persona”, intesa come soggetto sociale. Qual è oggi la maschera in grado di costruire consenso attorno alla nostra azione politica? Come la si definisce? Come si crea una maschera in grado di superare le barriere costituite da un lato dalle ideologie e dall’altro dalla chiusura cui spesso la rete ci sottopone?

Abbiamo iniziato ponendoci dei semplici interrogativi che hanno prodotto delle sperimentazioni interessanti.
– Ci siamo chiesti prima di tutto come comunicare, cioè che strumenti scegliere e come utilizzarli

Bce-napoli-150x150– In un secondo momento abbiamo posto l’accento sulla questione della riconoscibilità, e l’abbiamo tradotta attraverso la sperimentazione delle maschere di Pulcinella,che abbiamo indossato per la prima volta in piazza per suscitare in ogni Napoletano empatia e desiderio di riconoscersi in quelle “interfacce” che automaticamente traducono la rabbia e la determinazione portate in piazza

– La questione della riconoscibilità si è poi tradotta nella volontà di rompere le cerchie comunicative classiche e militantiuscendo dal minoritarismo comunicativo che spesso penalizza le strutture di movimento italiane attraverso nuove sperimentazioni comunicative.

Le date di mobilitazione sociale prodotte quest’anno nella nostra città sono dunque state caratterizzate da un forte impianto comunicativo che ha tenuto conto di molti livelli:

– La diffusione preliminare e virale sui social network di immagini, slide e info-grafiche contenenti informazioni e notizie per favorire una partecipazione diffusa e consapevole.

– L’informazione immediata attraverso l’uso della diretta via twitter e facebook.

– La comunicazione durante gli eventi attraverso cartelli, stendardi, striscioni, maschere, interventi e canzoni.

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Quest’anno abbiamo provato ad aggiornare questi livelli comunicativi, utilizzando delle immagini in cui la città si potesse riconoscere, come lo stendardo con i protagonisti della Smorfia, Massimo Troisi, Lello Arena ed Enzo Decaro, a tre sulla Vespa, chiaro riferimento all’omicidio di Davide Bifolco, come le canzoni di Nino D’Angelo che hanno prodotto curiosità e senso di appartenenza, o come l’uso della maschera di Pulcinella che ci ha resi riconoscibili e comunicativi anche a Francoforte, in occasione della giornata di mobilitazione contro l’inaugurazione della nuove EuroTower della BCE organizzata dalla rete di attivisti “Blockupy” .

 


La semplificazione del linguaggio e della diffusione del messaggio politico/sociale

 

Nello scenario dei movimenti, lo spazio virtuale ha assunto un ruolo importante, spesso dettando i tempi del dibattito pubblico su macroquestioni importanti.

Un episodio che ci ha formati da questo punto di vista è stata la partecipazione al Forum indetto dal Corriere del Mezzogiorno Macry vs Studenti sulle questioni dello sviluppo territoriale e in particolare sullo “Sblocca Italia”.  Con un uso consapevole dei social, ma soprattutto con l’utilizzo spregiudicato del “tweetstorm” (letteralmente tempesta di tweet) siamo riusciti a schiacciare la narrazione unilaterale e di parte del docente riportando la questione sulla coralità prodotta dalle reti sociali dello sviluppo sostenibile e in armonia con il territorio.

Un altro importante strumento è stata indubbiamente la produzione di video di inchiesta/satira. All’indomani dell’annuncio della venuta diRenzi a Napoli per l’inaugurazione di una nuova stazione della metropolitana, per esempio, ci siamo interfacciati con la città in modo semplice e immediato. Travestiti dal premier abbiamo chiesto cosa si provasse per la sua visita. L’evidente situazione comica e le reazioni dei Napoletani hanno prodotto quelle che Marx chiama espressioni di “sarcasmo passionale” e che Gramsci riprende nel primo quaderno del carcere, dove contestualizzando possiamo dire essere un chiaro riferimento in opposizione al “sarcasmo negativo” del fascismo in grado di distruggere tutte le differenze.
Il ruolo dell’ironia è stato fondamentale e ci ha permesso di organizzare un grande appuntamento di mobilitazione sociale che (forse) ha tenuto lontano il premier dalla città.
social-strike-300x300Un’ironia che si contrappone al “sarcasmo negativo” di cui parlano Marx e Gramsci, cioè quel modo di fare polemica caratterizzato da spirito distruttivo, proprio delle destre o, attualizzandolo, di chi oggi è in alto in contrapposizione alle esperienze dal basso.
I messaggi lanciati da Salvini sui social, espressioni come “con la cultura non si mangia” di Tremonti, l’appiattimento delle differenze perpetrato dalle logiche neoliberali, sono esempi di questo meccanismo in grado di produrre discorso nel panorama desolante di questa crisi sistemica.

Crediamo che il tema del “sarcasmo passionale” vada ripreso e attualizzato, ribaltando l’ironia massmediatica e declinandone nuove forme attraverso i nostri strumenti comunicativi. Riteniamo essenziale porci il problema di far circolare i messaggi che il mainstream ad arte censura e crediamo che la chiave per farlo possa essere quella dell’ironia.

Uno degli elementi che abbiamo riscontrato con maggiore forza in quest’anno di sperimentazione sulla comunicazione è la potenza delle immagini come strumenti di informazione/narrazione. L’esempio più lampante e recente sono le ultime immagini che raccontano la strage dei migranti in Europa. Registriamo il dato che queste, almeno in apparenza, sono riuscite a rompere il muro censorio del mainstream, circolando incessantemente sui social e producendo una miriade di reazioni e talvolta modelli virtuosi, come quelli di amministrazioni che si sono impegnate ad accogliere i migranti.

Quello che ci interroga, come attivisti che analizzano la comunicazione, è quale o quali sono gli elementi che hanno fatto sì che proprio queste foto, esempi di una delle tante guerre e stragi che oggi si consumano, circolassero in maniera dirompente in rete, risvegliando la pìetas comune. Crediamo che come attivisti che si occupano di comunicazione dovremmo riflettere ampiamente sul tema.

 

Chiudiamo questo nostro documento con delle domande aperte a tutti coloro che vorranno partecipare al workshop Come occupare le reti sociali: anonimi e virali di Exploit/Social Media Lab alla scuola estiva di Euronomade sabato 12 settembre a Roma, sperando di trovare delle risposte collettivamente, seppur parziali.

– Come si produce comunicazione e si fa rete a livello cittadino, nazionale ed europeo?
– Come si rompono gli schemi comunicativi per arrivare anche a chi non si riconosce direttamente nelle nostre strutture politiche organizzate o nelle nostre aree sociali?
– Come si aggiornano le nostre modalità comunicative (confrontandoci anche con esperienze politico/comunicative altre e con esperienze di produzione di opinione  (blogger, frontman) differenti ?
– In base a quanto scritto nell’articolo di Communia: Come si racconta il conflitto? Un’analisi media archeologica della #MayDayNoExpo, come possiamo migliorare e potenziare la diretta degli eventi di mobilitazione sociale?
– Come si produce discorso politico e opinione in un mondo tendente all’estrema sintesi e semplificazione concettuale e dunque alla polarizzazione delle opinioni?

 

 

 

Fonti:
Massimo Troisi, Interviste, “Il Mattino”, Napoli, 2005.
Exploit Pisa, Su le maschere!.
Antonio Gramsci, I quaderno del carcere, cap. 16, paragrafo 29.
CommuniaCome si racconta il conflitto? Un’analisi media archeologica della #MayDayNoExpo , Maggio 2015
Renzi statt’ ‘a casa (video-inchiesta-ironica sulla venuta di Renzi a Napoli).
Tweetstorm – Strategie dell’attivismo on line

 

 

 

*Materiale preliminare al seminario sui temi della comunicazione di sabato 12 settembre, nell’ambito della scuola estiva 2015 di Euronomade, pubblicato sul sito del Laboratorio Zer081 di Napoli.

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