di BLOCKUPY BERLIN.

Oggi, 2 settembre, Blockupy ha bloccato il Ministero del lavoro. Siamo stati tanti e solidali, siamo venuti da tutta Europa. In quest’occasione non abbiamo protestato solamente contro le previste riforme del mercato del lavoro. Il nostro blocco si è focalizzato anche contro l’individualizzazione dettata da una concorrenza spietata, così come contro lo svuotamento democratico in corso. Ci rivolgiamo a tutti quelli che ne hanno abbastanza di un’Unione Europea chiusa, priva di alternativa e autoritaria. Ci rivolgiamo a tutti quelli che vogliono mettersi in gioco per un’Europa solidale, una vita dignitosa per tutti/e, un’Europa per tutti/e!

Più di mille attivisti/e oggi hanno portato la protesta nel quartiere governativo di Berlino con i loro corpi. Diversi e colorati non ci siamo fatti intimidire da un massiccio dispiegamento di polizia. Con determinazione abbiamo spezzato i cordoni delle forze dell’ordine, attraversandoli e badando collettivamente alla nostra sicurezza. Tramite addobbi stradali, con creativi cartelli, discorsi e striscioni abbiamo espresso la nostra proposta. Abbiamo tirato fuori il Ministero del Lavoro dalla sua copertura.

La polizia ha messo in atto una violenza assolutamente sproporzionata, ha calpestato persone in terra e fermato più di 50 persone vestite in maniera colorata. Anche se non siamo sempre tantissimi, oggi abbiamo dato una risposta ancor più determinata e solidale. Oggi pomeriggio e domani ci ritroviamo sulle strade di Berlino. Questo dimostra che è stato solo un esordio. Per un’alternativa solidale e antagonista.

BLOCKUPY si è cimentata nel blocco del Ministero del Lavoro durante il weekend di mobilitazione contro il razzismo. I confini della fortezza Europa, le frontiere all’interno dell’Europa e la divisione tra alto e basso fanno parte di una condizione di normalità che quotidianamente umilia, sfrutta e uccide. Questa condizione di normalità viene conservata tramite il dogma dell’assenza di un’alternativa. Con tanti e tante vogliamo affrontare e segnare queti confini – per spezzarli prima o poi. Non vogliamo rispondere esclusivamente all’AfD. Vogliamo segnare un punto, per dire che la battaglia contro l’AfD e l’avanzata delle destre estreme dev’essere anche una battaglia per i diritti sociali, per la democrazia e per un’Europa radicalmente diversa.

Mentre nel Mediterraneo centinaia di rifugiati annegano, in Europa si stabilisce un nuovo blocco di destra. Da noi (in Germania) l’AfD si è ritagliata il ruolo di spina dorsale di questo blocco. Sfruttando la promessa rotta del neoliberismo, porta avanti la difesa dei privilegi della Germania bianca con un velenoso cocktail di aperto razzismo, una critica antisistemica sciovinistica e un antifemminismo reazione. Questo blocco di destra si nutre di un substrato di impoverimento e precarizzazione, generato dall’austerità imposta negli anni.

Tuttavia non basta riconoscere come controparte questo segmento di destra. Il razzismo e il nazionalismo non sono fenomeni marginali, ma si dispiegano in tutta la politica e la società. L’AfD si alimenta dentro un contesto nel quale il razzismo trova quotidianamente le sue radici nel centro della società, insieme ad un nazionalismo istituzionalizzato – nel pacchetto di misure di asilo, nell’accordo tra Merkel e Erdogan, nelle scuole, nelle Università e nelle istituzioni. In ciò ritroviamo la pianificata legislazione in merito all’integrazione: i servizi sociali per chi migra all’interno dell’Europa garantiti solo dopo 5 anni di lavoro in Germania e 100mila migranti destinati a posti di lavoro da 80 centesimi all’ora. La concorrenza nell’abbassamento dei salari così viene rafforzata e caricata in termini razzisti. Si tratta quindi non solo di contrapporsi all’AfD ma al razzismo quotidiano e istituzionale che si cementa nel centro. Con questo orizzonte le politiche estere, sociali e lavorative dei partiti al governo ci consegna il punto da aggredire.

Lo sfruttamento dei rifugiati viene utilizzato per rafforzare la pressione e il ricatto ai danni di chi senza un salario non può vivere. La rivalità simulata intorno alle prestazioni sociali è sfruttata per violare al ribasso i salari minimi e per rafforzare la concorrenza all’interno del mercato del lavoro. Allo stesso tempo nelle prossime settimane verranno rese più severe le norme per chi rientra nell’ambito di applicazione di Hartz-IV. Il razzismo istituzionale e il proseguire dell’agenda neoliberista degli ultimi anni vanno a braccetto – non solo qui (in Germania). Berlino è il centro dell’austerità europea, delle politiche di precarizzazione e di mancata redistribuzione, della gerarchizzazione della miseria e dell’esportazione dell’agenda post-crisi.

La desertificazione sociale del sud Europa e la Loi Travail in Francia trovano le loro radici in questa agenda. La mancanza di posti di lavoro, l’indietreggiare dei salari reali, la carenza di politiche abitative universali, la prospettiva di paghe da fame, la disoccupazione giovanile, rapporti di lavoro sempre meno sicuri – tutto ciò ci riguarda tutti/e in un modo o nell’altro. Questa politica rafforza le frontiere all’interno e mira alla progressiva esclusione dei molti. La lotta contro le destre quindi porta con sè la necessità sempre più forte di meccanismi solidali, del superamento di queste frontiere tra ricchi e poveri, alto e basso, dentro e fuori. Le battaglie per la giustizia sociale e quelle contro il razzismo vanno di pari passo.

Adesso si tratta di rendere visibile il cantiere di solidarietà attiva nel centro del capitalismo europeo. Sempre più spesso dobbiamo aggredire l’apparente assenza di alternativa imposta dal centro neoliberista – prima che le “soluzioni” nazionali prendano il sopravvento nelle leggi, nei parlamenti e nelle strade.

Sempre più spesso sarà necessario incontrarci per continuare a sviluppare un controprogetto di società. Il weekend antirazzista è un passo dentro un anno di lotte che andrà fino all’autunno 2017. Ulteriori passi devono seguire. Osiamo un’irruzione sociale, contro il razzismo, le politiche di austerità e il capitalismo.

Torniamo all’opera: fuori dall’austerity, fuori dalla fortezza europa, fuori dal capitalismo.

Blockupy Berlin – Blockupy Europe

Traduzione dal tedesco di Marco Neitzert

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