a cura di TONI NEGRI.

1. La discussione si è innanzitutto concentrata sul tema “Europa delle lotte”. Ora, assumere oggi l’Europa come tema fondamentale di proposta e di organizzazione politica esige che vengano sottolineati due elementi centrali: il primo è che l’Europa si è presentata come un limite dei nuovi movimenti di lotta. Non che questi movimenti non si siano dati in Europa, e non si siano dati in maniera molto diffusa e con punte di altissima potenza come in Grecia e in Spagna (e ora in Turchia) – ma è altrettanto vero che nei paesi centrali questi movimenti non hanno trovato uno spazio ed un progetto singolarmente definito sul terreno europeo; né sono riusciti a dare luogo a convergenze o ibridazioni fra diverse componenti nazionali. In Italia in particolare è risaltato, dopo il 15 ottobre, non solo una grande difficoltà di andare avanti e a ricomporre i movimenti, ma un blocco assai forte a proporre un avanzamento del discorso sul terreno europeo..

2. Ci si è dunque chiesti se proporre il terreno europeo come terreno di lotta poteva rispondere all’urgenza di promuovere il movimento contro la gestione neoliberale europea della crisi. Nei prossimi mesi ci saranno scadenze elettorali e politiche molto importanti per l’Europa: non è certo questo che ci interessa, anche se è evidente che attorno a queste scadenze si riconcentrerà l’attenzione sulle istituzioni europee (non semplicemente da parte delle forze politiche ma soprattutto di quelle economiche). Questa attenzione, noi dobbiamo intenderla dal punto di vista sovversivo. I movimenti in Europa cominciano a comprenderlo – cominciano cioè a comprendere che se l’Europa si è finora configurata come limite dei movimenti di lotta, essa deve ora essere trasformata in terreno e centro strategico di tutti i movimenti. E’ solo sul terreno europeo che i movimenti riusciranno ad esprimere una forza di trasformazione che investa la costituzione del biopotere neoliberale. Già ora, nel momento più profondo della crisi politica europea, movimenti non più periferici – in particolare, recentemente, quello turco e quello brasiliano – rilanciano obiettivi di trasformazione: si comprende dunque l’urgenza di concentrare l’attenzione sui quadri globali del controllo capitalistico. La Turchia e il Brasile ci interpellano: quali dispositivi di traduzione europea possiamo determinare? 3. Posto in questi termini, si comprende il salto di qualità che il tema Europa ormai rappresenta. Dobbiamo affrontare questo tema avendo piena coscienza del fatto che l’Europa non è più semplicemente un tema costituzionale ma pienamente politico, sociale e economico. Nella crisi che stiamo vivendo, si è determinata una rottura che ha completamente spiazzato il vecchio telos europeista, rivelando la mutazione della costituzione materiale europea. Su questa base il tema costituente viene completamente strappato alle qualità ed alle caratteristiche che aveva presentato. Questa trasformazione del tema Europa – nella quale le poste in gioco costituzionali, di governo e di governance socio-economica, divengono indistinguibili – rivela la novità, meglio, la natura del tutto politica, del problema che dobbiamo affrontare. Di conseguenza è chiaro quanto inutili e mistificanti possano essere le discussioni che ora sono state aperte, in Italia in particolare, sul tema costituzionale a favore di una riforma presidenziale (ed anche in Spagna in termini diversi). Sono discussioni e scadenze che non servono più a niente. Oggi, di costituzione e di tematiche costituenti, si può parlare solo a livello europeo, reintroducendo obiettivi di lotta che investano direttamente il comando finanziario, la gestione politica che lo applica, l’inettitudine e la corruzione della rappresentanza istituzionale. 4. Il problema sul quale dovremo fermare la nostra attenzione sarà essenzialmente quello dell’articolazione fra nuove tematiche costituzionali europee e temi del welfare. Già nei precedenti seminari di UniNomade, ed in particolare in quello di Roma, avevamo posto una stretta connessione fra temi della riforma costituzionale e temi del comune. Oggi, questa articolazione deve essere analizzata in profondità, e riproposta sul terreno europeo. Va sottolineato in particolare che d’ora in poi sarà difficile parlare di Europa in termini giuridici se precedentemente non si è discusso dell’ontologia costituzionale del comune e non si sono affrontate le tematiche del welfare, del reddito, dell’organizzazione dei servizi metropolitani, ecc. ecc. Non sarà inutile qui sottolineare che, in questa fase, i chiarimenti polemici che abbiamo imposto relativamente al rapporto tra “pratiche dei beni comuni” e “teoria del comune”, possono essere opportunamente relativizzati e considerati come assunti dalla generalità del movimento (beni comuni = res, comune = attività); sicché può darsi la possibilità di unificare un fronte di discussione e di proposte, offerto ai movimenti, in questa direzione. 5. Questi articolazioni politiche del discorso – una volta sottolineata la rottura di fase cui si è assistito nel dibattito sull’Europa – potranno essere approfondite con forte attenzione alle modificazioni della composizione sociale di classe e con riferimento alla trasformazione della fase economica (focalizzando l’analisi, in particolare, sui rapporti USA-Europa e sulla costruzione del “libero mercato” atlantico). Probabilmente, il punto più profondo della crisi è stato toccato. Ora, prima di lasciare la mano alle forze della “riforma” costituzionale ( ed alla fissazione giuridica di un Termidoro europeo), le elite neoliberali di destra e di sinistra spingeranno per un’ultima e definitiva fase di regolazione repressiva e di ristrutturazione gerarchica delle società europee. Quando si tengano presenti questi elementi, appare con chiarezza che la centralità del tema europeo non è semplicemente oggettiva: ponendo questo tema, noi porremo il problema di come oggi si possa far politica in Europa, di come ci si possa confrontare alle nuove dimensioni della stabilizzazione neoliberale nei prossimi decenni. Porre al centro della nostra discussione l’Europa non è, dunque, in nessun senso, cedere alla tentazione dell’“autonomia del politico”, ma considerare realisticamente le nuove dimensioni della ricerca politica e della militanza. Rendendosi conto che lo scontro politico sulla ripartizione del reddito, così come le lotte sociali nella metropoli sui servizi e sulle forme di vita, non possono raggiungere una dimensione di efficacia sovversiva se non su scala continentale; e contro un nemico che ha, su scala continentale appunto, raggiunto un nuovo equilibrio economico ed istituzionale – per esercitare biopotere sulla potenza della vita. 6. A Bologna, la discussione si è concentrata essenzialmente su questi ultimi temi. Si è insistito sulla necessità di un metodo attento all’allargamento sistematico delle frontiere della nostra problematica (mediterraneo-Medio Oriente) e delle iniziative politiche che ne conseguono; ci si è interrogati e ci si è impegnati a mettere in cantiere un discorso di critica dei saperi adeguato alle nuove lotte (i temi metropolitani dei servizi, dei trasporti, della scuola, della sanità devono essere affrontati con nuove attitudini di studio e di lotta). È necessario lavorare alla costruzione di movimenti che vadano oltre i vecchi saperi, oltre le stanche istituzioni dei movimenti, e sappiano definire scenari aperti. È qui che il tema delle soggettività riassume la sua centralità. Andare oltre ciò che è oggi diventato il “centrosocialismo”, ci sembra, ad esempio, uno dei passaggi necessari affinché la discussione possa essere impostata in maniera larga, espansiva, aperta al protagonismo di nuovi partecipanti, di nuovi gruppi e nuove culture. Essere sensibili ed interpretare le nuove esperienze “cooperative e mutualistiche” sembra altresì importante, quando queste esperienze costruiscano la militanza nel biopolitico. Sarà dunque necessario ragionare sul comune ponendosi dal punto di vista della critica – destituente e costituente – delle soggettività. In questa dimensione, le esperienze soggettive e di trasformazione devono confrontarsi costruttivamente (e polemicamente) con le forme di controllo del welfare (oltre che con le sue insufficienze) e con il suo dinamismo repressivo, per aprirle al contrario al commonfare. 7. La discussione si è poi sviluppata attorno alle modalità di gestione delle giornate di Passignano. Si è pensato, in maniera indicativa, ad una introduzione (da proporre nel pomeriggio del 5 settembre) nella quale fossero introdotte e discusse le esperienze turca e brasiliana (da parte di protagonisti di quelle lotte) e le forme di traduzione che esse possono avere in Europa. Si sono poi distinti due modi di discussione: dibattiti e tavoli. I dibattiti si terranno nelle mattinate dell’incontro, il venerdì 6 e il sabato 7 settembre. Nella prima mattinata, si affronterà la tematica europea aprendola appunto ad una analisi sulle nuove forme del governo e sugli sviluppi della vicenda costituzionale europea. Anche a questa discussione parteciperanno compagni provenienti da varie esperienze, in particolare dalla Spagna e dalla Germania, oltre a compagni che si sono impegnati su queste tematiche negli anni passati Il secondo dibattito, il 7 settembre, si svolgerà sul tema del comune (welfare-commonfare). Attraverso questi dibattiti si cercherà di sviluppare le tematiche più attuali facendo man mano emergere, dall’interno dei nostri saperi, esperienze soggettive ed indicazioni di lotta e di proposta programmatica. Nei pomeriggi delle giornate del 6 e del 7, si svilupperà la discussione attorno a tavoli tematici. E’ stata prevista la formazione di tavoli sulla metropoli, ed attorno a problemi ai quali abbiamo precedentemente accennato: salute, casa, welfare, nuove soggettività. Particolare importanza avrà il tavolo sulla rete. Riteniamo questi tavoli, che non si è voluto prefigurare in maniera rigida, e la cui composizione sarà lasciata all’iniziativa dei partecipanti, particolarmente importanti. Inoltre, grande risalto ci sembra possano avere le discussioni che si apriranno sulla formazione. Non si tratta infatti di pensare la formazione semplicemente come un processo di trasmissione di esperienze di lotta alle nuove generazioni ma come un lavoro comune che metta in tensione lotte e nuovi saperi, nuovi obiettivi e nuove esperienze soggettive. La mattina dell’8 settembre, ci si propone di riassumere i lavori dei tavoli e di aprire ad un programma di sviluppo della nostra attività, nonché sulle modalità per la ricostruzione e la gestione di un sito web. I/le compagni/e inetressati/e sono sollecitati/e a sviluppare in questa sede le loro critiche costruttive sull’esperienza di UniNomade 2.0, che si ritiene a buona ragione qui conclusa; a indicarne i limiti e/o ad esaltarne i meriti, ma soprattutto ad offrire idee per lo sviluppo e la gestione del nuovo sito. In queste prossime settimane sranno completate le indicazioni di programma, sia per quanto riguarda i partecipanti ai dibattiti, sia per quanto riguarda gli inviti ai compagni delle varie istanze di movimento; e ancora: dovranno essere definite con precisione le forme di pubblicità e di promozione del dibattito intorno alla scadenza EuroPassignano 5-8 settembre 2013. All’inizio della settimana prossima, si metterà in lista l’invito definitivo. Di qui a settembre circoleranno in lista materiali preparatori delle discussioni di Passignano. In particolare sarebbe molto utile se potessero essere conclusivamente definite le tematiche dei tavoli e le connessioni che possono stabilirsi tra questi, in modo da poter facilitare e rendere più utile la discussione stessa.

Download this article as an e-book

Print Friendly, PDF & Email