Di GIROLAMO DE MICHELE e CLARA MOGNO.

Ci sono capitani e capitane. Il ministro dell’interno e della paura, con la sua arroganza, la sua prepotenza e la sua violenza. Carola Rackete, con la sua responsabilità per le persone a bordo, col suo coraggio e la sua capacità di mantenere il controllo in una situazione tutt’altro che facile. E ci sono due tipi di equipaggi. Gli uni sono nascosti dietro gli schermi dei social network, tweettano augurando morte e stupri, e purtroppo trovano sempre più spesso spazi di parola e di agibilità nelle strade e nei media; altri solcano il Mediterraneo e le metropoli per costruire una nuova speranza, fatta di solidarietà, dolcezza e libertà. Da una parte l’odio, veleno sputato da personaggi rancorosi e tristi; dall’altra la forza dell’agire in comune, della cooperazione, del desiderio di vita gioiosa.

Come qualificare l’atteggiamento dell’attuale ministro dell’interno e della paura? Sembra davvero un bambino prepotente al quale i compagni di classe rubano Zorro; per malaugurio, oggi è titolare di un dicastero: il ruolo che ricopre e il potere che esercita aprono a un pericolo evidente, alle minacce (ora operative) esplicitate nei due Decreti sicurezza. Criminalizzazione dei blocchi stradali (e quindi degli scioperi), della solidarietà e dell’umanitario: i nemici del governo a stelle verdi sono le lotte dei lavoratori, le ONG, le associazioni, il mutualismo – lo Stato crea nemici e utilizza la criminalizzazione per reprimere quello che più gli fa paura.

Ma c’è anche un altro vento che sta soffiando. Quello delle mobilitazioni in Italia e in Europa a favore di Sea Watch, come già di Mediterranea e della Diciotti, per la libertà di movimento, per un mondo più giusto e senza confini. Una solidarietà reale che si concretizza nella raccolta fondi per coprire le spese legali della capitana Rackete, che dispiega le proprie voci nei presidi in un caldo torrido e insolito, che rifiuta ogni forma di sessismo e violenza machista, che usa l’immaginazione per stringere nuove alleanze e per dare vita a felici convergenze di forze.

Ci sono capitani d’odio, e ci sono capitani coraggiosi che insieme ai loro equipaggi, di terra e di mare, spingono un po’ più in là l’odio e l’intolleranza, facendo spazio alla potenza del comune e aprendo brecce nei confini. Su quelle navi, con Sea-Watch, Open Arms, Mediterranea ci siamo tutte e tutti, siamo con Alarm Phone e con Colibrì, e con la miriade di realtà che lavorano insieme per un mondo più giusto.

In questi giorni spesso si è associata Antigone alla capitana di Sea Watch 3 – il rapporto tra giustizia e legge, uno dei temi fondamentali in filosofia sin dal pensiero greco: fra l’esercizio di un potere tirannico garantito dalle leggi, ma anche dalla paura che chiude le bocche, e quelle norme non scritte che vivono nel cuore di donne e uomini, e al potere resistono. E viene in mente il vecchio Edipo a Colono, che al sovrano di Tebe non chiede sicurezza o protezione, ma una sola cosa: «Che nessuno governi la mia anima». Oggi come ieri ci sono diritti da rispettare, leggi da trasgredire, vite cui garantire la dignità dell’umano. E una giustizia da ricordare e saper vedere.

Il capo di Buona Speranza lo vediamo – non come fantasmi colpiti da una maledizione, ma cariche e carichi tutta l’energia e il desiderio di vita che sentiamo scorrere. E continueremo a solcare il mare in questa direzione, e ci arriveremo, e lo faremo nostro, per tutti e per tutte. Apriremo tutti i porti, moltiplicheremo gli attracchi, ci faremo sentire per mare e per terra, con il vento dalla nostra.

#freeCarola
#freeSeaWatch
#freeMareJonio
#united4med

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