Di ROBERTO FAURE

Quando infuria la tempesta, uomini e donne sballottati hanno una tempesta anche nella loro mente. L’unica è affidarsi alla logica ed alle poche certezze.

Questo discorso inizia con qualche premessa e spera di affidarsi alla logica. Se sono errate le premesse, non regge tutto il resto. Anzi, inutile leggere.

Le premesse sono: per non diffondere il virus basta una distanza di qualche metro; all’aria aperta è più difficile il contagio se si è distanziati; la paura diffusa ha indotto ormai la popolazione a stare distanziata ed a seguire le regole per evitare il contagio; la segregazione ed il panico creano un grande danno psicologico ed economico.

Se tutto ciò è vero, la tesi che qui si vuol dimostrare è che l’attuale perdurare in Italia di alcune imposizioni poliziesche nella pratica attuale non serve per contenere l’epidemia e raggiungere gli obiettivi della segregazione antipandemica.

La paura è una buona consigliera, ed in questi mesi abbiamo visto i positivi effetti della paura prodottasi con l’epidemia: code ai negozi distanziate ed educate; la gente per strada evita di avvicinarsi; uso massivo delle mascherine, anche all’aperto; lavaggio delle mani.

Io credo che la popolazione, per quanto vedo coi miei occhi, abbia imparato.

Credo che ora si sottovalutino gli effetti materiali e psicologici del clima di paura perdurante creato dalla stampa e dalle forze di polizia con le sanzioni e con quanto comunicano alla popolazione.

Il “restoacasismo” da comportamento positivo è diventato una patologia psicologica di massa. La maggior parte delle sanzioni sono state irrogate perché le forze dell’ordine sono state chiamate con veemenza da abitanti che, chiusi nelle loro case, vedono qualcuno fuori. La polizia perlopiù non interviene a sciogliere e sanzionare assembramenti (come avviene in Germania, ad esempio), ma principalmente a colpire persone sole o distanziate, dato che gli assembramenti sono a quanto consta quasi del tutto assenti negli interventi operati dalla polizia. Gli elicotteri per dare la caccia a persone da sole nei boschi o sulle spiagge, con una spesa che comprerebbe migliaia di introvabili mascherine, sono il paradigma delle storie a cui tutti abbiamo assistito.

La ragione giustificatrice è la prevenzione di comportamenti collettivi, moltiplicazione di quelli individuali: se uno è tollerato sulla spiaggia, poi verranno a migliaia come d’uso e la situazione non sarà più controllabile. Il fondamento di tale ragione è la sfiducia nella popolazione. Considerando il popolo come massa, pecore comunque incontrollabili, il ragionamento è logico.

Ma una delle premesse di questo discorso è che la popolazione non è oggi istupidita, che i comportamenti di prevenzione del contagio sono consolidati e stanno migliorando.

Un altro argomento sotteso o esplicitato dai restoacasisti è: il virus è nuovo, non sappiamo nulla o quasi. Quindi accettiamo la segregazione in casa sperando che sia intensa e rispettata, e accettiamo l’attività di polizia come una circostanza inevitabile malgrado i suoi difetti. Quindi si rinuncia a cercare la verità e il metodo giusto.

Su ciò va detto che non è possibile rinunciare a delle scelte, e la varietà di prescrizioni nei paesi del mondo conferma che scelte vengono comunque fatte. La certezza non è di questo mondo, ma questo non può impedire ne ha mai impedito di fare scelte solo perché esistono rischi di sbagliare.

La gestione delle necessarie prescrizioni sanitarie e limitative degli spostamenti massivi di persone non può essere affidata alle forze di polizia in proprio, ma va affidata a funzionari civili, con competenze sanitarie ed epidemiologiche se del caso acquisite da ultimo, con apprendimento intensivo. Nell’emergenza si dovrebbero assumere subito, anche a a tempo determinato, laureati in medicina, biologia, infermeria e mandare loro nelle strade a verificare il rispetto della normativa ed a istruire sulla diligenza antipandemica.

Tale personale ispettivo andrebbe assistito dalla forza pubblica. La principale funzione della polizia è l’uso della forza quando necessario, non valutare il comportamento della popolazione caso per caso.

Per l’ipotesi di affidare solo alle forze dell’ordine la gestione della popolazione, come è stato fatto sinora, si consideri che: gli agenti di polizia non sono stati istruiti su come si diffonde il virus, quali comportamenti vanno repressi e quali invece rientrano nella libertà personale e sono irrilevanti per il contagio. La polizia invece applica spesso le norme sulla pandemia colla usuale attitudine burocratica italiana, che è notoria.

Una serie di lezioni filmate e scritte prodotte dalle migliori istituzioni culturali pubbliche, dal Ministero della Salute e/o da Università e costantemente aggiornate, potrebbe dare a tutti lo stato dell’arte su cosa si deve e cosa non si deve fare e servirebbe a istruire la popolazione senza spaventarla e sgombrando dalle c.d. fake news; darebbe il senso di fiducia creato dal sapere. Le lezioni andrebbero diffuse dai canali informativi pubblici, dalla RAI e da un unico sito apposito del Ministero della Salute.

Una politica grossolana e malfidente nella popolazione, fa invece un danno enorme, produce lo squallido fenomeno dei delatori dalla finestra, impoverisce colle multe una popolazione in parte stremata economicamente; crea sfiducia nelle istituzioni pubbliche e tra la popolazione medesima, costringe la popolazione all’immobilità, aumenta il consumo di alcool, tabacco e cibo, crea uno stato fisiologico negativo di massa il che influisce anche sulle difese immuniarie di molti; crea depressione.

Chi osa dubitare della gestione attuale della pandemia viene ostracizzato, subito si argomenta con le politiche di Bolsonaro in Brasile o dei trumpiani degli USA, che predicano una delirante continuità senza provedimenti sanitari.

Ma se tutti abbiamo un senso di debolezza, lo hanno anche i detentori del potere politico ed amministrativo. Progettare un futuro immediato diverso ha buone probabilità di successo.

Scrivere a Sindaci, Presidenti di Regione, Ministri lettere – aperte – con proposte ragionate costituirebbe quantomeno un esercizio di progettazione politica che gli apparati pubblici mostrano di non operare in forma adeguata.

La chiusura di Tribunali e Parlamento non pare giustificata; un pò di regole, mascherine e telecomunicazione avrebbero permesso una situazione assai diversa.

Invece si procede esattamente nel modo che la Costituzione vieta: con regolamenti, nelle materie (riserve di legge) che il Costituente aveva espressamente voluto impedire che fossero regolate da chi (gli organi amministrativi, tra cui il Governo) non è rappresentante eletto dal popolo: la libertà personale (art. 13 Cost.) e la libertà di circolazione (art.16 Cost.); ciò costringendo la popolazione in casa. La prima cosa che fece il fascismo fu di spostare il potere normativo dal Parlamento agli organi amministrativi, eletti da nessuno, con potere regolamentare e ovviamente non legislativo. Proprio questo vollero negare per sempre i Costituenti, proprio questo oggi accade. Per chi non ha memoria, basta leggere quanto scrive l’Enciclopedia Treccani alla voce “riserva di legge”.

Si noti che i Decreti Legge sulla pandemia non vietano alcunché per gli spostamenti (art.1 DL 25.3 cui al comma 1.2020 n.9), ma delegano a organi amministrativi (Presidente del Consiglio dei Ministri, Regione (art.3 comma 1 DL 9/2020) e Ministro della Salute (art.2 comma2 DL 9/2020) in mancanza di DPCM) la possibilità di vietare: a chiarire la ostentata violazione della riserva di legge.

Si annoti che ai sindaci non è attribuito nuovo potere, anzi l’art. 3 comma 2 stabilisce che “i Sindaci non possono adottare, a pena di inefficacia, ordinanze contingibili e urgenti… in contrasto con le misure statali“.

In conclusione, se le premesse sono giuste, le forme di segregazione oggi vigenti sono in parte sbagliate e illegittime. La segregazione era ed è necessaria, con le dovute modificazioni nel tempo, ma nelle forme e nella concreta applicazione attuale probabilmente produce più danno di quanto ne elimina.

Osservando le regole di segregazione nel mondo ma soprattutto la veemenza con cui vengono sanzionate le infrazioni, può notarsi che in Spagna le multe sono irrogate anche di più che in Italia. In Germania, Francia, Inghilterra, paesi scandinavi, USA, nuova Zelanda il sanzionamento di massa pare assente. Spagna e Italia sono tra i paesi europei più colpiti dall’epidemia. Certamente è presto per distinguere il rapporto causa-effetto, ma il dato è interessante.

L’eventualità di una “seconda ondata” del virus conserverà nel tempo le problematiche qui affrontate.

A mio parere la soluzione in Italia sta nella istruzione diffusa, nel contrasto dell’illegittimità normativa, nella progettazione e imposizione di regole e modalità diverse di affrontare la pandemia e quanto ne consegue, progettazione a cui tutti devono partecipare senza attendere la manna dal cielo, se il cielo è questo governo e questa amministrazione pubblica.

Questo articolo è stato pubblicato anche su Effimera.

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