di NICOLA CARELLA, GIULIA ORLANDI, CRISTIAN SICA.

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Il mercato del lavoro europeo e il sistema di welfare su questo impostato, si stanno progressivamente allineando al sistema tedesco. I governi dell’austerity di Italia e Grecia stanno forzando verso l’approvazione di riforme che richiamano più o meno esplicitamente la riforma Hartz tedesca.

Proprio per questo un collettivo berlinese di attivisti migranti provenienti dal Sud Europa ha deciso di costruire un approfondimento sul “sistema tedesco” provando a spiegare come la Germania nella retorica capitalista sia “la locomotiva d’Europa” ma nella realtà dei fatti sia il paese con più poveri del continente.

Il welfare tedesco innestandosi sull’iperprecarizzazione e dequalificazione del lavoro è solo uno strumento di controllo sociale e costrizione ad un lavoro spesso sottopagato e alienante. In questo la riforma Hartz e in particolare la IV sezione della riforma rappresentano il fallimento delle straordinarie promesse di benessere sociale della flexicurity che tanto hanno permeato per anni la discussione sul mercato del lavoro, le politiche di welfare e le nuove forme di sfruttamento capitalista. Dopo le elezioni europee è stata diffusa la notizia, che da anni circolava come leggenda metropolitana negli ambienti dei migranti a Berlino e in Germania: vale a dire che il Parlamento Tedesco voterà una legge che limita per i cittadini UE l’accesso al welfare per un tempo superiore ai 6 mesi arrivando a forzature sulla libertà di movimento. Questo significherà per i migranti una scelta obbligata: fare il gastarbeite anni ’50 (per un lavoro precario a 451 euro al mese si intende).

hartz_berlin_3Iniziamo questo approfondimento pubblicando una clip del documentario “Das Schloss” e l’intervista “Emigranti comunitari in Germania: lavoro precario, nuove povertà e sistema di welfare Hartz IV” in cui vengono analizzati il sistema dei mini job, il lavoro precario e le politiche abitative. Riteniamo fondamentale costruire ed animare un dibattito trasnazionale in vista del semestre di presidenza italiana dell’UE.

Negli ultimi due anni, con tutte le difficoltà del caso, abbiamo iniziato un lavoro di organizzazione della componente migrante a Berlino. All’inizio per motivi esclusivamente linguistici tra italiane e italiani. Ormai però i migranti “per motivi economici” vengono riconosciuti a pieno titolo dentro la metropoli. Fino lo scorso anno erano diffuse le campagne contro il “turismo del welfare” definito come una forma di “turismo irresponsabile”, oggi questa campagna è quella che fanno Merkel e i partiti di destra. Oltre alla già classica Armutszuwanderung, letteralmente immigrazione per povertà, recentemente la polemica politica aveva portato alla ribalta anche il neologismo Sozialtourismus, turismo sociale. Recentemente Merkel intervenendo al Bundestag ha dichiarato: “l’Unione Europea non è un’unione sociale”, attaccando in Germania proprio il fenomeno del Sozialtourismus e Armutszuwanderung.

Il nostro percorso ci ha portato ad incrociare collettivi, sindacati di base, associazioni che partendo da punti diversi sono arrivati ad una messa in rete comune di esperienze e strumenti di autorganizzazione.

Parliamo soprattutto di spagnoli, portoghesi, italiani, greci e rumeni. Le forme di mutualismo vanno da forme di supporto legale, di condivisione di esperienze, a qualunque dispositivo di liberazione dal ricatto del Job Center o del sistema tedesco.

Esistono luoghi e spazi autogestiti che stanno dando ai migranti la possibilità di organizzare lotte e nuove esperienza di sindacalismo sociale e metropolitano molto importanti dentro e fuori il lavoro e il welfare. Ormai quotidianamente a Berlino si discute di welfare, reddito, disoccupazione e in gran parte i dibattiti sono animati da migranti UE, è un processo molto rapido e molto interessante che però produce dei risultati in termini politici molto efficaci: vertenze lavorative vinte nella gastronomia e nei servizi, ricorsi ai job center, ma anche costruzione di comunità basate su cooperazione e mutualismo, sulla difesa dal sistema “job center”, e una solida soggettivazione dentro la metropoli.

È ancora tutto in fase embrionale ma in rapidissima crescita e l’attacco frontale che ha provato a muovere il governo tedesco – salvo prendersi, poi, del tempo – è stata un’ulteriore accelerazione in questo senso.

 

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Di seguito i materiali realizzati dal nodo redazionale di indipendenti.eu di Berlino:

Modello Hartz IV: welfare o politica di costrizione alla precarietà?

Clip video intervista a Lutz Achenbach, avvocato e attivista politico

Emigranti comunitari in Germania: lavoro precario, nuove povertà e sistema di welfare Hartz IV

 

 

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