Di GIANNI GIOVANNELLI

Padova 10 maggio 2022, ore 17. Siamo nell’Aula N, a Scienze Politiche, in Via del Santo; non è una piccola sala, negli anni della rivolta si erano tenute qui molte appassionate assemblee di movimento, era un laboratorio del pensiero politico operaista.

A dispetto di ogni timore che segnava il tempo dell’attesa, la sala si è riempita in fretta. I posti a sedere se li sono presi, giustamente, i compagni più anziani, un po’ per la fatica degli anni, un po’ anche per nascondere l‘emozione di essere tornati sul luogo del delitto, dopo il 7 aprile, dopo la repressione, dopo la restaurazione nel tempo delle larghe intese. Esaurite le sedie crocchi di ragazze e di ragazzi hanno occupato, a terra, i corridoi. Finalmente più generazioni hanno trovato il modo di ritrovarsi, di riunirsi: brutto segnale per il potere!

L’incontro era stato programmato per presentare il volume dedicato alla figura di Guido Bianchini (1926-1998), uno degli esponenti più significativi dell’operaismo italiano, per oltre vent’anni al lavoro presso l’università patavina, con il solo intervallo della detenzione e della latitanza, con il rientro dopo l’assoluzione, dopo il naufragio delle accuse mosse nei suoi confronti dal pubblico ministero del teorema, Pietro Tomas de Torquemada Calogero. Di questo magistrato inquirente, in pensione dal 2015, dopo la promozione al vertice della procura generale veneziana, nessun ricordo è rimasto a memoria del suo insuccesso e del suo zelo repressivo. Anche in questo è stato sconfitto, dimenticato.

La sala era invece piena di vecchi e giovani perché ben più viva è la figura della sua vittima, che nonostante l’assoluzione mai volle vestire i panni dell’innocente. Di pervicace contrasto al potere Guido volle anzi sempre essere colpevole, e questo ce lo mantiene caro.   

Il libro, edito da DeriveApprodi, nella collana tascabile Input, contiene le poche pagine a stampa pubblicate da Bianchini in vita, alcune interviste finora inedite e di straordinario interesse, una ventina di testimonianze scritte per l’occasione da chi lo ha conosciuto: sono tasselli di una storia che ci appartiene.

Offriamo qui l’insieme degli interventi che si sono susseguiti nel corso di una bella giornata, sotto la guida attenta di Alisa Del Re, felice di essere tornata in Aula N, nella sua facoltà, a ricordare l’amico insieme ai partecipanti, in un clima di autentica suggestiva commozione. Buona visione!

Immagine in apertura e riprese di Clara Mogno. Questi materiali sono stati pubblicati anche su effimera.

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