di Tiziana Terranova

Nel suo contributo alla preparazione della tavola rotonda sulla rete al seminario di Passignano, Roberta Pompili focalizza la discussione sulla rete attorno a delle questioni teoriche cruciali per la prospettiva post-operaista. In particolar modo, il suo intervento interroga la rete a partire da una tensione fondante tra i processi di cattura del valore e soggettivazione autonoma in un quadro più generale in cui i processi di accumulazione sono imprenscindibili dalla produzione di soggettività. A ciò aggiungiamo naturalmente in una prospettiva marxiana, il problema del rapporto tra capitale fisso (o saperi incarnati nelle macchine) e capitale variabile (forza lavoro), cioè della nuova configurazione del general intellect nel declinarsi della rete come modalità dominante di organizzazione della cattura del valore e nella costituzione di soggettivazione autonoma.

Nel mio contributo vorrei proporre di separare concettualmente tre modi di pensare alla rete, questo allo scopo di aggirare alcune difficoltà date appunto dalla versatilità e onnipresenza della rete in quanto topos nelle scienze sociali e naturali. Proporrei dunque di distinguere tra la rete in quanto tecnologia (Internet); la rete in quanto macchina (incontro tra computazione e telecomunicazione) e la rete in quanto modello (struttura geometrica astratta di tipo topologico). In queste tre prospettive è possibile trovare diversi modi di formulare la relazione tra capitale fisso e capitale variabile, e cattura del valore e processo di soggettivazione autonoma.

a. Nel caso di Internet concepito come tecnologia, gli ultimi dieci anni sono stati indubbiamente caratterizzati dal consolidamento del potere di grandi corporazioni e marchi statunitensi come Google, Apple, Facebook, Twitter e Amazon, consolidando la posizione egemonica degli Stati Uniti nella geopolitica della rete e conferendo al governo statunitense nuove modalità di controllo e interferenza globale (cf. le recenti rivelazioni su PRISM). I meccanismi di cattura del valore operati da queste corporation sono ormai ben noti: concentrazione interna di ricerca e innovazione tecnologica organizzata secondo il modello (rivisto e rinnovato) delle grandi università americane; proprietà intellettuale di algoritmi e banche dati; divisione etnica e globale del lavoro; esternalizzazione del lavoro di produzione dei contenuti agli utenti; commercio in big data generati dall’attività degli utenti. La cattura del valore si basa sulla proprietà materiale delle infrastrutture comunicative (cloud, servers), delle interfacce, dei software (plug-ins, bottoni, algoritmi, banche dati) e dei dati generati dagli utenti (la nuova ‘moneta’ di scambio). Nel capitalismo di Internet capitale variabile e capitale fisso si incontrano nel corpo bio-ipermediato e iper-socializzato dei social networks, della comunicazione mobile e delle applicazioni geo-localizzanti. Il processo di accumulazione riguarda nientemeno che il sociale catturato attraverso una campionatura capillare e inesorabile della comunicazione sociale iper-mediata. La produzione di soggettività da parte dei capitalisti della rete Internet mira a combinare insieme l’utente-consumatore (target della comunicazione pubblicitaria sempre più dominante) e l’utente-comunicatore (soggetto di opinione pubblica) attraverso la modulazione quotidiana della comunicazione sociale (progettazione delle interfacce, strutturazione dell’interazione in modi che la rendano compatibile con il profitto e la rendita etc). Si tratta di un soggetto indignato, ma consumatore, diviso tra narcisismo e opinione, accumulatore ma sostanzialmente passivo, al limite della patologizzazione (cf. lavori recenti di Jodi Dean e Sherry Turkle al proposito). La cyborgizzazione bio-ipermediata del soggetto porta ad una implosione di capitale fisso e variabile in un cervello sociale, disperso e modificato da tecnologie cognitive, come sottolineato in passato da Antonio Caronia. Purtuttavia, mi pare che questa tendenza del capitalismo di Internet a costruire un certo tipo di soggetto comunicativo e consumatore, carne da sondaggio continuo, non può essere considerata totalizzante, poiché il rischio che si corre è quello di condannare in toto il processo di soggettivazione della rete rifugiandosi nei topos più familiari della strada/piazza o del partito. Le domande che potremmo porci sono: dove sono le spinte verso la soggettivazione autonoma nell’Internet post-web 2.0? Se i meccanismi di assoggettamento sono evidenti, in che modo concettualizzare tale soggettivazione autonoma? In che modo prospettive teoriche diverse quali quelle psicoanalitiche e schizoanalitiche, neo-ideologiche, neo-materialiste e neo-monadologiche pensano il problema della soggettività della rete? Cosa hanno in comune e in cosa differiscono soggetti politici endogeni alla rete quali quelle di anonymous, degli hackers, dei movimenti degli indignados e occupy, delle primavere arabe e estati turche, dei vari partiti pirata, movimento 5 stelle, partito del futuro, etc?

b. Se pensiamo la rete non solo come tecnologia, ma come macchina (secondo la distinzione di Deleuze e Guattari ripresa ultimamente anche da Maurizio Lazzarato), si potrebbe pensare alla rete come convergenza cibernetica di computazione e telecomunicazione, nella configurazione di una nuova composizione organica del capitale che eccede la tecnologia Internet in quanto tale. Digitalizzazione, informatica, computazione, e telecomunicazione costituiscono un assemblaggio astratto e concreto che attraversa tutti i processi di cattura del valore del capitale (dalle biotecnologie alle simulazioni finanziarie). In particolare, ci sembrerebbe utile discutere di come la rete in quanto macchina tele-computazionale ha modificato il processo di creazione della moneta, consolidando la formazione di una moneta-virtuale, con funzioni di comando sul e sussunzione del sociale, integrando tutta una nuova serie di indici del valore e sottoponendoli a un processo di automatizzazione computazionale di rete. La dinamica della crisi dell’euro in quanto moneta strutturalmente agganciata ai mercati in un momento in cui la finanza è pesantemente investita dalle innovazioni tecnologiche fornisce un esempio di questa trasformazione. A questo livello, è possibile notare come le reti del capitalismo finanziario non coincidono con Internet, ma integrano delle tecnologie di simulazione e tecniche logico matematiche che conferiscono ai mercati finanziari la capacità di generare un proprio spazio-tempo. Se si vuole si può guardare per esempio a studi recenti come quelli di Inigo Wilkins sull’uso dell’high frequency trading nei mercati finanziari, con le loro velocità ultra-umane, capaci di generare/distruggere moneta a partire da scarti temporali infinitesimali. Ci chiediamo dunque: questa virtualizzazione della moneta può essere positivamente rovesciata in una tecnologia dell’emancipazione e dell’autonoma delle soggettività? Quali sono sia le potenzialità ma anche i limiti inerenti alla sperimentazione con monete digitali come Bitcoin? Che relazione ci può essere tra la lotta per il reddito di cittadinanza, la distruzione o la neutralizzazione del potere-comando della moneta virtuale, e la creazione di un nuovo tipo di moneta che esprima il potere di autonomia delle soggettività?

c. Rete come modello. Questo terzo modo di intendere la rete indica la costruzione di mappe e/o cartografie dei processi di soggettivazione autonoma resi possibili dall’evoluzione di Internet e della macchina bio e tele-computazionale, ma non limitati o contenuti totalmente da essi. In effetti, a questo livello ci interessa parlare sostanzialmente di soggettivazione autonoma, produzione di nuove società che diano impulso all’invenzione e diffusione di nuove istituzioni del comune. Il concetto di rete come modello, o pratica di modellizzazione, è derivato dall’ultimo Guattari, il quale aveva indicato nell’auto-referenza la via/voce di una ‘soggettività processuale che definisce le sue coordinate ed è auto-consistente, ma che è anche in grado di stabilire relazioni trasversali a stratificazioni mentali e sociali’. La meta-modellizzazione in quanto pratica schizo-analitica mira a rinforzare questo processo di soggettivazione autonoma, auto-referenziale e trasversale.

E’ chiaro che questa concezione della rete come modello della creazione di soggettività autonoma e sociale si distingue sia dalla vulgata della rete come modello orizzontale e ugualitario (smentito dalla pratica) sia dalle modellizzazioni delle scienze sociali basate su modelli epidemiologici della soggettività (diffusione contagiosa delle idee sulle reti sociali, memetica, comunicazione virale etc). E’ importante sottolineare come la rete in quanto modello non può essere identificata con Internet, ma definisce un certo modo di intendere il sociale come tessuto di relazioni asimmetriche, soggette ad un processo di creazione e distruzione continua di connessioni e di generazione di nuove configurazioni. La rete qui è posta come problema: in che modo l’ontologia piatta della rete, la sua topologia fatta di punti e linee, nodi e connessioni può aiutare a meta-modellizzare il processo di formazione di nuove soggettività e consolidare la formazione di istituzioni del comune? Quali possono essere gli usi possibili di pratiche di modellizzazione della dimensione affettiva della comunicazione di rete in relazione a movimenti di protesta quali quelli degli indignados? Che tipo di soggettività è intrinsecamente modellizzata da tecnologie di comunicazione come mailing lists, blogs, social networks e in che modo riconoscere i blocchi e/o le aperture prodotte dalla convergenza di tecnologia e soggettività militanti?

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