ROMPERE I BLOCCHI

REGIME DI GUERRA / GUERRE CULTURALI / ECONOMIA DI GUERRA

Occorre fermare la guerra. Abbiamo messo al centro questo obiettivo in tutte le nostre analisi da quando l’invasione russa all’Ucraina ha materializzato la guerra in Europa. La terribile, feroce “risposta” israeliana all’attacco del 7 ottobre, di cui certo non abbiamo sottovalutato la violenza, ha ribadito la dimensione globale della guerra. Fermarla significa cercare di afferrare quella dimensione: mentre i processi di globalizzazione mettono in crisi qualsiasi dimensione unificante, a a partire dal tramonto della capacità egemonica americana, la guerra investe l’organizzazione politica dello spazio globale.

Il mondo multipolare, da molti invocato ideologicamente come una bandiera da opporre all’imperialismo americano, è in realtà oggi già la reale immagine dello spazio globale: è però una multipolarità centrifuga e instabile, che rischia di assumere la guerra come normalità quotidiana, come un elemento inevitabile del funzionamento ordinario del mercato mondiale.

Il regime di guerra globale finisce così per investire tutti gli ambiti della vita: il mondo multipolare si rivela abitato da un processo di costituzione di blocchi, che militarizzano l’ordine interno, si riorganizzano attorno all’economia di guerra, fanno del nazionalismo e della proclamazione di presunti quanto inevitabili scontri di civiltà la chiave per affermare una fantomatica ed asfissiante omogeneità interna ad ognuno dei blocchi. Il regime di guerra indurisce così le gerarchie di classe, di genere e di razza interne a ciascuno dei blocchi e prova a sottrarre ogni spazio alle lotte di emancipazione.

Noi vogliamo leggere la guerra globale opponendoci tanto agli entusiasmi dei nuovi crociati della guerra permanente, quanto ai rassegnati alle geografie dei blocchi chiusi e militarizzati. Siamo invece convinti che i poli in formazione in questo spazio globale segnato dalla guerra siano attraversati da contraddizioni e conflitti che rendono questa instabile multipolarità rovesciabile da movimenti che si oppongono al regime di guerra e lottano per una transizione non segnata dalla catastrofe bellica, economica e ambientale.

Nelle tappe del seminario dedicate ai nodi della guerra globale, delle “guerre culturali” e della organizzazione dell’economie di guerra, insieme ai laboratori dedicati alle prospettive dei movimenti globali, a partire dai fondamentali esempi dei movimenti femministi e ambientalisti, e dalla veloce e potente contagiosità dei movimenti universitari di solidarietà alla Palestina, proveremo a costruire un discorso comune, con all’orizzonte la sperimentazione di una pratica internazionalista rinnovata, con l’ambizione di ROMPERE I BLOCCHI e riconquistare spazi e tempi alle lotte per la libertà ed l’eguaglianza.

venerdì 24 maggio
ore 16
Panel introduttivo: Regime di guerra
Chiara Cruciati, Ida Dominijanni, Raúl Sánchez Cedillo, Ruba Salih

ore 18
Workshop paralleli

Università in guerra: ecologia, internazionalismo e pratiche della convergenza Guerra e movimento transfemminista / Migrazioni e border violence nel regime di Guerra

Sabato 25 maggio
– ore 10
Secondo Panel: Economia di guerra
Andrea Fumagalli, Sandro Mezzadra

ore 14
Terzo Panel: Guerre Culturali
Tiziana Terranova, Giso Amendola

Domenica 26 maggio
ore 11
Assemblea: Movimenti contro la guerra e nuovo internazionalismo

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