Di MAURICIO BECERRA

La pandemia di Covid-19 sta rappresentando una tregua per il Governo, che invece di decretare la quarantena ha inviato i militari nelle strade per tre mesi. Sta sfruttando la paura di una malattia molto contagiosa per svuotare le piazze e fermare le manifestazioni, il che richiede una svolta radicale nella strategia del movimento sociale: passare allo Sciopero Nazionale e al non pagamento delle bollette dei servizi essenziali durante la crisi sanitaria. Il Coronavirus ci obbliga anche a domandarci se vogliamo continuare sulla strada del capitalismo dei disastri.

Sebastián Piñera ha decretato lo Stato di Eccezione Costituzionale per Catastrofe per 90 giorni per affrontare la pandemia di Covid-19. Il provvedimento principale, vigente da giovedì 19 marzo, consiste nell’invio dei militari nelle strade e nel divieto di assembramento in luoghi pubblici. Tutto ciò per tre mesi. L’annuncio della Presidenza aggiunge che, per sostenere maggiormente la misura, si potrebbe ordinare la costituzione di riserve alimentari per assicurare la sussistenza della popolazione, alterare il diritto di proprietà, stabilire quarantene, coprifuochi e limitare il transito delle persone.

Fin dall’inizio dell’epidemia di Covid-19 nella città di Wuhan, le autorità dei vari paesi hanno implementato come prima misura la quarantena, impiegando la polizia e i militari nelle strade in appoggio al provvedimento. In Cile invece, per proteggere la classe imprenditoriale, non è stata decretata la quarantena. Il decreto di Piñera non dice nulla riguardo la chiusura dei centri commerciali, né menziona misure contro l’accaparramento di prodotti, per la chiusura delle città e il blocco dei viaggi in aereo e corriera. Né tanto meno fa riferimento al divieto di licenziamento, sfratto, recupero crediti bancari o al congelamento delle bollette dei servizi essenziali. Quindi si chiudono i parchi, si impiegano i militari per limitare gli incontri fra le persone, ma con i centri commerciali aperti e i mezzi di trasporto pubblico affollati.

Il provvedimento di Piñera, più che evitare l’espansione della pandemia, è finalizzato a soffocare il movimento sociale nato nell’ottobre 2019. Si sta facendo ricorso alla strategia dello shock per cercare di riprendere il timone del paese, travolto dall’ondata di proteste contro il neoliberalismo e la Costituzione di Pinochet.

Dopo cinque mesi di mobilitazioni e con l’entrata in scena degli studenti medi la scorsa settimana, la pandemia di Covid-19 si rivela essere una tregua per il Governo. Le prime misure prese da Sebastián Piñera sono state proibire i concentramenti di più di 500 persone (come se al riunirsi in 20 non ci fosse rischio di contagio), mentre i mass media hanno riempito i palinsesti fomentando la paura della pandemia allo scopo di smobilitare il movimento cileno.

Con il Coronavirus, la formazione imprenditoriale di Piñera ha dimostrato piuttosto la sua assoluta mancanza di preparazione per gli affari di Stato. La minimizzazione della gravità della pandemia nelle prime ore, l’improvvisazione nelle decisioni riguardo la sospensione delle lezioni scolastiche, l’accordarsi con i proprietari dei grandi centri commerciali per mantenere quegli spazi aperti, fra le  altre sciocchezze tipiche del Presidente, evidenziano che il paese è governato da chi, oltre a non essere preparato ad affrontare la diffusione del morbo, approfitterà della malattia per accrescere i propri profitti a spese dell’apparato pubblico e della salute degli abitanti.

Si tratta di un governo di ortodossia neoliberale capeggiato da un imprenditore. La sua preoccupazione, fin dall’inizio della ribellione, non è stata il benessere del paese e l’economia, ma la protezione della propria fortuna. Le misure prese in Cile per far fronte al Covid-19 non sono misure di sanità pubblica e di protezione della popolazione in stato di emergenza, ma hanno lo scopo di salvaguardare gli interessi dei più ricchi e di sfruttare la crisi come opportunità per fare nuovi affari. Potremmo aspettarci la chiusura delle frontiere e la stretta sul turismo dal Presidente che si è arricchito con una compagnia aerea?[1] O potremmo aspettarci che il Ministro della Salute, Jaime Mañalich, non voglia beneficiare l’industria della salute privata quando ha acquisito la sua expertise principale come direttore della clinica privata Las Condes?

Data la grande quantità di spazi pubblici disponibili, il recente affitto dell’Espacio Riesco come luogo da destinare alla convalescenza dei malati evidenzia che la crisi del Coronavirus verrà sfruttata da Piñera e dai suoi seguaci come una ricca opportunità per dissanguare ulteriormente le scarse risorse della sanità pubblica.

In questo senso, Naomi Klein avverte che siamo di fronte agli stessi gruppi che si sono avvalsi della dottrina dello shock nelle grandi tragedie per distruggere ulteriormente i beni comuni. Negli USA, chi si farà carico della gestione dell’epidemia sarà il vicepresidente Mike Pence, il quale, oltre ad adottare la politica delle preghiere collettive nel suo ufficio per contrastare il Coronavirus, riporta nel proprio curriculum l’implementazione di soluzioni “pro-libero mercato” attraverso la Heritage Foundation in seguito all’uragano Katrina. Klein sottolinea che le alternative nella mentalità neoliberale sono “ ‘io mi occuperò di me e dei miei, possiamo ottenere la migliore assicurazione sanitaria privata disponibile, e se tu non ce l’hai probabilmente è per colpa tua, non è un mio problema’: questo è ciò che questo tipo di economia del guadagno insinua nei nostri cervelli”.

La società globalizzata fronteggia una pandemia che, a differenza di precedenti diffusioni di altre malattie, sorprende per la rapidità nella diffusione del contagio. Se in Cile la settimana scorsa si riportavano appena una decina di casi, le cifre di oggi superano i 200 casi confermati. Il Covid-19 sta dimostrando, come dice Mike Davis, che “la globalizzazione capitalistica è biologicamente insostenibile in assenza di un’infrastruttura sanitaria pubblica internazionale. Ma tale infrastruttura non potrà esistere finché i movimenti popolari non metteranno fine al potere delle case farmaceutiche e alla sanità a scopo di lucro”.

Nonostante i costi economici, la Cina ha inizialmente decretato la quarantena nella città di Wuhan, con 11 milioni di abitanti, per poi estenderla alla provincia dell’Hubei, con 56 milioni. L’Italia ha fatto lo stesso qualche settimana fa, dichiarando la quarantena in tutto il territorio. In Spagna la chiusura di centri commerciali e ristoranti è iniziata venerdì 13, e il commercio si è ridotto a supermercati e farmacie. In questi paesi, la polizia e i militari vengono impiegati per far rispettare la quarantena. In Cile invece, anziché chiudere i centri commerciali e rinforzare il sistema della sanità pubblica, il primo provvedimento è stato inviare i militari nelle strade e prendere in affitto l’Espacio Riesco per rinchiudere i malati.

La svolta nella strategia del movimento sociale

Dal momento che il Governo Piñera persegue prima di tutto il profitto d’impresa, spetta al movimento sociale consolidatosi nell’ottobre 2019 elaborare le misure urgenti per fermare l’epidemia. Oggi più che mai c’è bisogno della capacità organizzativa del movimento sociale, e una prima strategia è convocare uno Sciopero Nazionale indefinito. La società si occuperà di far sì che solo i settori strategici continuino a funzionare, garantendo la filiera alimentare, i servizi sanitari e di igiene pubblica.

Il ritardo della Central Única de Trabajadores e delle organizzazioni dei lavoratori nel fare questo appello dimostra la loro incapacità di leggere ciò che sta accadendo. I lavoratori e le lavoratrici dei centri commerciali, quasi tutt* precar*, hanno preso l’iniziativa protestando per esigere la chiusura dei locali. Gli autisti di Subus[2] hanno realizzato dei blocchi, e si annunciano grandi paralisi anche negli accampamenti dei minatori. Resta da aggiungere l’appoggio degli studenti medi. Ricordiamo che il loro appello a inizio ottobre e l’azione diretta di “evasione di massa” hanno messo in crisi terminale il sistema neoliberale. Sicuramente, in quest’occasione le associazioni studentesche chiameranno allo Sciopero Nazionale prima dei sindacati. Nessuno va a lezione. Che neanche i genitori vadano al lavoro.

L’unico modo comprovato di fermare lo sviluppo dell’epidemia è che le società entrino in quarantena, mantenendo attivi solo i servizi essenziali. Il movimento #iorestoacasa è assolutamente altruista e necessario, ma è sostenibile per chi ha una casa, può accedere allo smart working o non rischia il licenziamento. È di oggi pomeriggio la notizia di una giovane licenziata dal negozio Hush Puppies di Chillán per aver organizzato la protesta per chiedere la chiusura del centro commerciale locale.

Attualmente, la maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici in Cile vive di impieghi precari, il loro salario dipende dal numero di giornate lavorative, e il commercio informale – vero ammortizzatore della precarizzazione del neoliberismo – necessita del lavoro nelle strade per sostenere le spese quotidiane.  Per questo una richiesta immediata è quella di un salario universale minimo per i disoccupati e per i lavoratori informali e precari. È una misura urgente che non si risolverà con qualche magro sussidio, la strategia classica dei governanti neoliberali degli ultimi decenni.

È possibile ridurre la produzione e il commercio all’essenziale: la fornitura di alimenti, le farmacie, i servizi di sanità pubblica e la pulizia delle città. I centri commerciali, i negozi di abbigliamento e i ristoranti dovrebbero essere chiusi.

La crisi sta dimostrando che i lavori sono fondamentali affinché le società funzionino. In Spagna e in Italia, con la crisi esplosa ormai da alcune settimane, si apprezzano più che mai il sistema di sanità pubblica, il personale sanitario e il lavoro delle cassiere e dei cassieri nei supermercati, degli addetti alla pulizia delle città e degli autisti del trasporto pubblico. Dobbiamo valorizzare chi svolge queste funzioni. Tutti questi lavoratori sono la nostra “prima linea”. La comunità dev’essere in grado di dar loro la forza e l’appoggio che si dà alla Primera Línea che contrasta gli abusi della polizia. Dobbiamo anche prepararci a suddividere i compiti del lavoro di cura, perché nella cultura patriarcale cilena il carico della cura dei familiari malati ricade principalmente sulle donne.

Nel caso in cui le organizzazioni imprenditoriali non vogliano fermare la produzione, i lavoratori e le lavoratrici devono esprimere la loro forza organizzativa. In Italia, quando la direzione aziendale dello stabilimento FCA di Pomigliano d’Arco ha voluto continuare la produzione , i suoi lavoratori e lavoratrici hanno incrociato le braccia e si sono dichiarati in sciopero. Lo stesso è accaduto all’inizio di questa settimana a Vitoria, País Vasco, quando è stato individuato un caso positivo al Covid-19 e gli operai hanno fermato la linea di produzione della fabbrica Mercedes Benz. Nelle ore successive, hanno fermato la produzione 11 mila lavoratori degli impianti di Airbus a Getafe, altri 2.400 della fabbrica IVECO a Barajas e quattro impianti Renault che comprendono 13 mila operai.

Dobbiamo anche organizzarci affinché la crisi non la paghino i più poveri. La quarantena comporterà tagli al reddito di milioni di persone, e oggi più che mai abbiamo bisogno di uno Stato solidale e non sussidiario, come quello modellato in Cile dalla Costituzione di Pinochet. In Spagna, Italia, Francia e Germania sono state implementate misure come il divieto di licenziamento, la sospensione del pagamento di ipoteche e delle bollette di energia elettrica e acqua, dei pignoramenti bancari e della riscossione delle multe statali. In Francia, anche il neoliberale Macron, oltre a sottolineare l’importanza di mantenere una sanità pubblica forte, ha deciso di paralizzare il recupero crediti. Da parte loro, i lavoratori esigono un reddito base universale e l’erogazione dei servizi essenziali.

In Cile, la sospensione dei pagamenti delle bollette di luce e acqua non sarebbe un problema se si trattasse di aziende pubbliche, ma dal momento che si trovano nelle mani del capitale, le regole dell’economia globalizzata reclamano la propria quota di profitto. Il tutto garantito dalla Costituzione del 1980. Non saranno il Governo Piñera né il Parlamento a prendere l’iniziativa: una fase dello sciopero generale consiste nel non pagare le bollette e resistere ai tagli di elettricità e acqua.

Un respiro per il pianeta

Un recente rapporto dell’International Energy Agency (IEA) ha calcolato che il mondo sta emettendo meno di un milione di tonnellate di diossido di carbonio (CO2) al giorno a seguito del calo della produzione industriale di ampie regioni di Cina e Nord Italia, e al calo dei consumi di petrolio prodotto dalla pandemia di Covid-19. Questo implica che nel primo trimestre dell’anno si è data una riduzione delle emissioni di CO2 stimata in 9,6 milioni di tonnellate.

Immagini satellitari dimostrano che effettivamente la paralisi di grandi regioni industriali e il corrispondente calo delle emissioni di CO2 determinano il grave impatto della società capitalista globalizzata nell’emissione di gas che incidono sul riscaldamento globale. Si tratta del sistema produttivo costruito negli ultimi decenni su scala globale, la cui produzione è delocalizzata e i cui costi di circolazione vengono pagati dall’ecosistema. Si può sfruttare questo momento in cui la macchina è costretta a fermarsi per ripensare se come civiltà continueremo sulla strada tracciata dal capitalismo dei disastri.

Oltre alla produzione di manufatti, si sono fermate come mai prima nella storia l’industria del trasporto aereo e delle crociere, grandi responsabili dell’aumento della temperatura del pianeta. Si stima che 1 aereo su 4 in questo momento sia a terra. L’industria aerea è responsabile del 2% delle emissioni di CO2 nel mondo. La pandemia ha quindi un effetto paradossale. Un amico filosofo osserva con ironia che il capitalismo globalizzato ha prodotto quello che le burocrazie sindacali non hanno mai tentato: il primo sciopero generale della storia globale. Siamo tutti chiusi in casa.

Come osserva Joan Benach, gli effetti negativi nell’immediato sulla salute, la società e l’economia, finiscono per essere benefici per la crisi climatica ed ecologica. Sottolinea che “dal punto di vista ecologico, strettamente connesso con l’economia, la brusca frenata economica ha ridotto il consumo di combustibili fossili, l’emissione di CO2 e l’inquinamento dell’aria. Per esempio, in Cina si è ridotto notevolmente il consumo di petrolio, e le emissioni di gas sono calate del 25%. Avverrà lo stesso in molti altri paesi”.

La valanga sociale che si è presa le strade a partire dall’ottobre 2019 si trova così di fronte a un problema: lasciare le strade come misura di precauzione e accettare il distanziamento sociale. Piñera sta utilizzando la pandemia di Coronavirus per evitare la sua uscita dalla Moneda e la conseguente fine dello Stato neoliberista. Fino alla settimana scorsa, la strategia del Governo è stata persistere nella repressione pubblica e, nonostante la crisi economica, sono stati acquistati costosi veicoli per la repressione poliziesca delle proteste della cittadinanza. La risposta potrebbe essere evitare quel confronto e dimostrare l’inutilità di tutti quei macchinari repressivi: un idrante o un blindato lancia lacrimogeni non servono per obbligarti ad andare a lavorare.

Il Covid-19 richiede al movimento sociale di stabilire alcune precauzioni, affinare la strategia e produrre altre forme di protesta. Gli italiani in quarantena escono sui balconi per recuperare la vita di comunità con musica e giochi. In Spagna, anch’essa in quarantena, tutti i giorni alle otto di sera si applaude il personale sanitario, e i lavoratori e le lavoratrici dei supermercati e delle pulizie che garantiscono i servizi minimi. Forse in Cile, oltre a confermare il necessario sostegno a quei lavoratori e lavoratrici e dichiarare lo Sciopero Nazionale, si possono sfruttare le finestre e i balconi per dire a Piñera che la lotta continua, forte e costante. Dovremo sostituire i passamontagna con le mascherine. Pentole, padelle e cucchiai di legno possono produrre un contagio sonoro per mantenere la dignità.

NDT: dal giorno della pubblicazione di questo articolo, non è stata ancora dichiarata la quarantena sociale, e sta perciò crescendo il clamore per questa richiesta dal basso, anche con scontri nelle province e nelle periferie. È stato invece decretato un inutile coprifuoco, ed è stato emanato un pacchetto di misure economiche di 11 miliardi di dollari, che privilegia in special modo le grandi imprese).

(Traduzione di Maddalena Lovadina e Diego Ortolani)

Questo articolo è stato pubblicato su el ciudadano il 18 marzo 2020. Qui la versione in spagnolo.


[1] Questo provvedimento è stato infine assunto con grande ritardo (NDT).

[2] Tra le principali aziende di trasporti, quasi tutte private (NDT).

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